Partito animalista, Pennacchi: «Non serve a un c… Ma agli operai chi ci pensa più?»
22/05/2017 di Redazione
La nascita di un partito che punta a tutelare i diritti e il benessere dei nostri amici a quattro zampe, il Movimento Animalista di Michela Vittoria Brambilla, lanciato due giorni fa a Milano alla presenza di Silvio Berlusconi, genera reazioni contrastanti. Estremamente critico rispetto all’iniziativa della ex ministra del Turismo è lo scrittore Antonio Pennacchi, ex operaio alla Fulgorcavi di Larina, che si dichiara marxista non pentito.
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ANTONIO PENNACCHI BOCCIA L’IDEA DI UN PARTITO ANIMALISTA
In un’intervista rilasciata a Repubblica oggi il vincitore di un Premio Strega afferma che «un partito degli animali in sé per sé non serve a un cazzo», che «il tema è molto più serio di quel che potrebbe sembrare», che la sinistra dovrebbe pensare «agli operai, alle periferie, alle classi deboli, alla gente in difficoltà»:
Quindi un partito animalista per lei è inutile?
«E a chi serve? Allora facciamo pure il partito della Bellucci perché è bella e piace agli italiani».
Lei è animalista?
«Guardi, io non sono nemmeno vegetariano. Il mio piatto preferito sono le salsicce con i fagioli in umido. Però le dico che, se c’è scintilla divina in me e in lei, non può non esserci anche negli animali. Ho avuto cani e gatti e l’ho percepito, su questo non ci piove. La questione va inquadrata in altro modo».
E sarebbe?
«Il tema è il rapporto fra l’uomo e gli animali, che va collocato nell’arco generale della storia e correlato alla continua avanzata del progresso umano».
Vengono prima i diritti dell’uomo o quelli degli animali?
«Non è una questione di anteporre gli uni agli altri. Bisogna cominciare a valutare la possibilità di mettere sullo stesso piano i diritti degli animali per affrettare il nostro processo di riconoscimento dei diritti degli uomini».
(Foto: ANSA / ENRICO DE DIVITIIS)