Perché ha chiuso Cronaca Qui Milano?

07/06/2012 di Maghdi Abo Abia

L’ORDINE CHE FA? – Ultimo riferimento, amaro, è dedicato all’Ordine dei Giornalisti che accetta questo tipo di operazioni da parte di personaggi travestiti da editori che sempre più spesso danno l’idea di scappare con la cassa mentre un professionista o un pubblicista si trova a pagare 100 euro per l’appartenenza a un organo che non tutela nessuno e che non prende provvedimenti seri tesi a combattere il precariato giornalistico.

QUALCHE DATO SUI CONTRIBUTI ALL’EDITORIA – Torniamo però a parlare di soldi. La cifra di 3 milioni e 700 mila euro sembra confermata da Fanpage il quale conferma che per quanto riguarda il 2010 l’Editoriale Argo, società che edita Cronaca Qui, ha portato a casa dallo Stato 3.667.396,28. Sempre secondo Fanpage, questa somma va confermata anche per l’anno 2011. E se consideriamo che la decisione di chiudere baracca e burattini è arrivata anche a causa delle nuove regole per il finanziamento pubblico all’editoria, che prevedono come vi sia un venduto pari al massimo 35 per cento del distribuito, che quindi su 100 mila copie distribuite bastava venderne 35 mila, fonte Ilfattoquotidiano, si capisce come Cronaca Qui Milano non fosse altro che un gigante d’argilla. O almeno un modo facile e veloce per fare cassa.

SENSAZIONALISMI A GO-GO’ – Inoltre questo giornale non si occupava d’informazione fatta e finita, ma viveva di sensazionalismi, emotività, voglia di coinvolgere il lettore. I titoli, simili ma peggiori rispetto a quelli di Cronaca Vera, erano fatti apposta per coinvolgere. Le foto, tantissime, mal si sposavano con la qualità della carta, non proprio eccelsa. Gli obiettivi preferiti erano gli stranieri. Come e peggio di Studio Aperto. Se un reato veniva commesso da un non italiano era quasi sicuro che ci si sarebbe trovati il titolo urlato in prima con dentro almeno quattro-cinque pagine sul tema, sulle conseguenze, sulle opinioni. Da sottolineare l’ampio spazio destinato ai lettori, alle opinioni, alle lettere.

L’ADDIO DI CITY – E quindi ecco un altro giornale che se ne va. Negli ultimi mesi l’Italia è stata costretta a dire addio, più o meno per gli stessi motivi, a un altro prodotto però in questo caso di ben altra qualità. Stiamo parlando di City, la freepress del gruppo Rcs, il quale ha deciso l’addio al giornale visto il calo degli introiti pubblicitari. A differenza di quanto accaduto a Cronaca Qui, però, l’azienda di concerto con la redazione è riuscito dapprima in una cura dimagrante nelle redazioni, salvo poi arrivare alla chiusura. E parliamo di un giornale che nel 2011 era riuscito ad arrivare a un totale di 1.786.000 lettori, trasformandolo così nel sesto quotidiano d’Italia. Ultima differenza con Cronaca Qui, l’assorbimento da parte di Rcs dei 19 professionisti rimasti e dei poligrafici. Almeno quello.

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