Perchè il diritto al suicidio assistito è un diritto umano
30/12/2013 di Dario Ferri
L’uomo ha diritto a poter scegliere come morire. La dignità umana non viene lesa dalla possibilità di potersi togliere un’esistenza ormai impossibile da continuare, bensì dal divieto statale che impone agli uomini di non poter disporre del proprio fine vita. Una riflessione ospitata dal quotidiano tedesco Die Welt riapre il dibattito anche in Germania su eutanasia e suicidio assistito, alla luce del recente doppio suicidio di una coppia francese.
MORIRE CON DIGNITÀ – Wolfgang Herrndorf è uno scrittore tedesco scomparso pochi mesi fa. In queste settimane è uscito il suo libro, postumo, che ripercorre il suo lungo scontro con una malattia terminale. Herrndorf è stato autore di un noto blog che raccontava la sua battaglia con un tumore al cervello, un aggiornamento quotidiano che ha appassionato migliaia di visitatori, e che ora può essere letto nella raccolta dei suoi post pubblicati in un unico volume. Il cancro però non ha ucciso Herrndorf, che ha preferito togliersi la vita piuttosto che venire sconfitto dalla malattia che gli ha distrutto l’esistenza. Una scelta sottaciuta da molti media, come commenta con sdegno uno dei più noti giornalisti tedeschi, Fritz J. Raddatz. Raddatz sottolinea come quando una persona compie il suicidio la stampa tende sempre a commiserare questo gesto, anche quando vuole essere un ultimo atto di dignità. La morte però non viene contemplata tra le possibilità concesse ai cittadini da uno stato che si occupa di tutto, che controlla ogni cosa per il bene comune ma che impedisce ad una persona di decidere con autonomia cosa sia meglio fare con la propria vita.
NIENTE FINE VITA – In Germania, così come in Italia, il fine vita non è contemplato dall’attuale quadro normativo. Raddatz rimarca come « io non possa decidere sulla conclusione della mia esistenza. Chi è che m nega questo diritto? Dobbiamo fare tutti come la coppia di Parigi che si è uccisa soffocandosi con le buste della spesa? Hanno scritto una lettera d’addio con un’amara accusa contro l’inumana, non cristiana legge che non permette ai cittadini francesi di determinare la fine della propria vita, anche con l’aiuto dei medici». Raddatz definisce un’infamia questa negazione, che accomuna molti cittadini europei, come i francesi, i tedeschi o gli italiani. Anche un cattolico convinto come Hans Küng, il noto teologo molto critico con le posizioni della Chiesa attuale sulle questioni etiche, è entrato a far parte di un’associazione svizzera, che aiuta chi soffre di malattie gravi fornendo loro supporto medico per una più dignitosa conclusione dell’esistenza. Raddatz rimarca come un aiuto farmacologico sarebbe stato scelto da Wolfgang Herrndorf al posto del colpo in testa che ha fatto finire le sue sofferenze.
ESEMPIO SVIZZERA E PAESI BASSI – La riflessione pubblicata da Die Welt sottolinea come paesi come la Svizzera o l’Olanda siano molto distanti dalla rappresentazione che viene fatta dalla stampa sul turismo della morte. In quelle nazioni infatti non c’è un’aggressione agli anziani, bensì una cura psicologica e medica che prepara le persone in sofferenza a concludere la vita in modo da lenire i dolori creati dalle malattie terminali. Raddatz sottolinea come la parola eutanasia sia ormai stata strapazzata senza più alcun senso. Specie in Germania viene utilizzata in riferimento a quanto è stato perpetrato dai nazisti, ma sotto il regime hitleriano le persone venivano uccise contro la loro volontà, un’ulteriore offesa che nulla ha a che vedere con il dibattito odierno sul fine vita. La legge fondamentale tedesca inizia con l’articolo sull’intangibilità della dignità umana. Ma la morte appartiene al concetto di dignità umana. Il divieto di suicidio assistito ed accompagnamento medico verso il decesso è una negazione di un diritto fondamentale, che provoca casi ancora più dolorosi come quello di Wolfgang Herrndorf.