Platì, il comune che non riesce mai ad avere un sindaco
09/05/2016 di Redazione
Arresti, dimissioni del sindaco, scioglimenti dell’amministrazione per rischio di infiltrazioni mafiose, commissariamenti. Il comune di Platì, comunità di circa 3.800 abitanti in provincia di Reggio Calabria, non riesce da oltre un decennio ad avere un primo cittadino in grado di portare a termine il suo mandato. Ad impedire al paesino dell’Aspromonte di avere un governo è soprattutto la presenza della criminalità organizzata, ma anche dell’assenza di quella politica che negli anni ’60 e ’70 era estremamente partecipata.
PLATÌ, IL COMUNE SENZA AMMINISTRAZIONE
Decenni fa a Platì c’era una sezione del Pci con 400 iscritti ed una frequentata sede della Dc. C’erano i comizi, le bandiere, i partiti, lo Stato. Che nel tempo sono però scomparsi, lasciando campo libero alla mafia. Lo racconta un reportage di Repubblica a firma di Fabio Tonacci:
Da queste parti non si sono ancora risvegliati dalla lunga notte del 14 novembre del 2003. Arrivarono quassù a centinaia, prima che facesse l’alba. I carabinieri del Ros, i paracadutisti del reggimento Tuscania, lo squadrone “cacciatori” Calabria. Catturarono più di cento persone contestando loro decine di reati tra cui l’associazione mafiosa: finirono dentro l’allora sindaco Francesco Mittiga, il vicesindaco, dodici assessori, il comandante della municipale. I grandi quotidiani del mondo mandarono i loro reporter a raccontare il «paese tutto mafioso dell’Aspromonte». Tuttavia, tra proscioglimenti, prescrizioni e reati derubricati, le condanne per l’indagine “Marine” della procura di Reggio Calabria furono soltanto otto. Anche il sindaco Mittiga fu prosciolto. Ma da allora, Platì, che non ha mai smesso di essere la patria delle cosche Barbaro, Papalia, Sergi e Marando come altre inchieste hanno dimostrato, ha avuto l’alibi per abbandonare il primo strumento democratico: il voto.
Nel 2004 a Platì è arrivato un nuovo sindaco, ma due anni dopo l’amministrazione è stata sciolta per mafia. Si è rivotato nel 2009. E’ stato eletto un nuovo primo cittadino, dimessosi poi due anni dopo per la mancata assegnazione di un segretario comunale. Alle Comunali del 2014 si è presentato un unico candidato. Ma alle urne non è stato raggiunto il quorum del 50% dei votanti, necessario quando nei comuni sotto i 15mila abitanti sulla scheda c’è una sola lista. Per molti la colpa dell’assenza di un governo è dello Stato e di una legge troppo rigida sugli scioglimenti. Qualcuno spiega:
«Tutti abbiamo almeno un parente che ha avuto guai con la giustizia. Io sono incensurato, ma se mi candidassi troverebbero il modo per sciogliere di nuovo l’amministrazione».
E pensare che nel 2015 l’ostacolo sembrava superabile. Il nome della giovane attivista Pd reggina Annarita Leonardi sembrava quello giusto. Ma ancora una volta è arrivato il ritiro, prima della presentazione della lista:
«Il partito locale mi ha boicottata».
(Immagine di copertina da Google Maps )