Lazio: la Polverini nomina un ex fascista alla guida dell’ente parco
13/08/2010 di Tommaso Caldarelli
La denuncia di Angelo Bonelli, leader dei verdi: “Un ex NAR alla riserva naturale, bieca lottizzazione”. Guido Zappavigna, capo ultras della Roma, eletto con La Destra di Storace: fra anni ’70 neri e radio per tifosi, una vita in politica.
Si sa, come funziona lo spoils system. Caselle libere da occupare, o occupate da liberare – per poi rioccuparle, con un altro nome. E dopo la fine della travagliata genesi della giunta regionale del Lazio, parte la corsa alle poltrone dirigenziali che la regione garantisce. Fra cui, piatto non indifferente, le dirigenze degli enti parco regionali.”Con le nomine dei commissari straordinari”, dichiarava ieri Renata Polverini, Governatrice del Lazio, “compiamo oggi un altro, significativo passo per creare le condizioni per favorire i flussi turistici interni e provenienti dall’esterno, collocando le aree protette della Regione Lazio all’interno di percorsi mirati e promossi nel mercato naturalistico internazionale”.
FASCISTA! – Ma la polemica si alza subito, con Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che denuncia: “La Polverini ha scelto per i parchi regionali esponenti della peggior partitocrazia, uomini di partito che poco o nulla hanno a che fare con la conservazione e la protezione delle riserve naturali regionali”. Ad esempio, quel Guido Zappavigna, nominato alla guida della Riserva naturale del lago Lungo e Ripa, a Bonelli non va giù. “E’ stato membro dei Nar”, dice. A strettissimo giro arriva la replica di Francesco Storace, segretario de La Destra, il partito nelle liste del quale Zappavigna è stato eletto alla Regione. “Ovviamente Bonelli paghera’ profumatamente le sue calunnie nei confronti di Guido Zappavigna, dipendente della polizia municipale di Roma”, proclama il capogruppo della Fiamma a Via della Pisana. E, in effetti, ha ragione – anche se, in passato, quando un giornalista gli aveva chiesto conto del passato di Zappavigna nel terrorismo di destra, Storace non aveva smentito.
NIENTE PROVE – Ha ragione, comunque, perchè a voler essere puntigliosi, il coinvolgimento di Guido Zappavigna nei NAR, i Nuclei Armati per la Rivoluzione, braccio armato dell’estremismo di destra negli anni 70, non è stato mai provato. Da qui, però, a dire che Zappavigna con certi ambienti non c’entra niente, ce ne passa davvero: non era dirigente dei NAR, ma di “Lotta al sistema”, un’altra delle microsigle che affollavano l’extraparlamentarismo rosso e nero degli anni di piombo. Ma andiamo con ordine, e partiamo dalla sua biografia, disponibile sul sito internet della sua campagna elettorale. Attività politica, prima nel FUAN, poi nel MSI; qualche incarico istituzionale, e soprattutto: la Roma. Perchè, su questo versante, Guido Zappavigna non è davvero uno qualunque. E’ uno dei capi storici dei Boys.
CORE DE ‘STA CITTA’ – I Boys, una delle sezioni più note della curva Sud dell’Olimpico. “Noi Boys eravamo tutti teen agers, con simpatie di destra”, racconta la pagina, un po’ “amarcord”, di presentazione del gruppo. E sulle simpatie di destra, non c’è dubbio: li si ricorda ai tempi della svolta di Fiuggi, esporre allo Stadio striscioni del tipo “Fini come Badoglio”, o cose del genere. “Abbiamo un ideale di destra. E non si cancella così la nostra storia. Prima la proposta del voto agli immigrati, ora le parole contro Mussolini, contro la Repubblica sociale. Io dico: ognuno al Paese suo e ognuno rispetti le sue radici” dichiarava a Repubblica Paolo Zappavigna, cugino di Guido, altro storico capo della Sud, poi tragicamente scomparso in un incidente stradale. Insomma un pallonaro indefesso, una di quelle persone in grado di parlare di Totti e De Rossi per giornate intere, e di dibattere animatamente su cosa sia meglio fra far giocare il Pupone trequartista o prima punta, per intere serate.
ANNI SETTANTA – Protagonista dunque immancabile dei network privati della Roma del pallone, ed è lui stesso a dirci che ha uno spazio radiofonico “su Rete Sport, che gli permette di interagire con tanta gente, di parlare della sua amata Roma, ma non solo”. Non solo? Magari dunque anche del suo passato, della sua storia personale, di quello che succedeva nei gloriosi anni settanta. La sera del 18 marzo 1978, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due ragazzi diciottenni che frequentavano il Centro Sociale Leoncavallo a Milano vengono uccisi da 8 colpi di pistola. Saranno ricordati da quel momento in poi come Fausto e Iaio. Primo indiziato è “Marione” Corsi, dei Nar romani, in seguito – ma guarda – speaker radiofonico in una radio romanista. Ma quel processo non arriverà mai a sentenza: il 6 dicembre del 2000, il Giudice Clementina Forleo firma il decreto di archiviazione per insufficienza di prove. In quel processo è tirato in ballo anche Zappavigna, che avrebbe accompagnato a Milano il Corsi. Come detto, ogni suo coinvolgimento ulteriore non è stato mai provato.
PLANANDO SOPRA BOSCHI DI BRACCIA TESE – Dunque, una vita frenetica fra politica nera negli anni ’70, sempre ad un passo dall’eversione; dosi massicce di As Roma, quasi per endovena, a parlarne tutto il giorno tutti i giorni; uniamo le due cose, e abbiamo il Guido Zappavigna di oggi, eletto alla Regione nelle fila de La Destra – secondo Alessandro Gilioli, giornalista dell’Espresso e voce del blog Piovono Rane, “eletto in quota ultras fascisti”, per sintetizzare la situazione. Ora, l’incombenza di dover gestire 3000 ettari di terreno in Sabina, fra i comuni di Contigliano e Poggio Bustone, paese natio di quel Lucio Battisti preso ad inno – pare, immotivatamente – dai giovani di destra di tutte le generazioni. Daje, Guido’: aria di casa.