Presidenziali francesi, i commenti più imbarazzanti dei politici italiani
24/04/2017 di Redazione
Emmanuel Macron e Marine Le Pen si sfidano al ballottaggio? Non sembrerebbe, leggendo le numerose dichiarazioni dei politici italiani a commento delle presidenziali francesi. L’elezione del presidente della Repubblica è uno degli eventi più importanti del 2017, e come tale è stato commentato in abbondanza. Se la quantità degli interventi è giustificata, un po’ meno è la qualità, visto che leggendo diverse interviste sembra che le presidenziali francesi siano state una elezione svoltasi nel nostro Paese. Matteo Salvini si è distinto per aver praticamente rivendicato la leadership del centrodestra grazie alla conquista del ballottaggio di Marine Le Pen in due intervista a Repubblica e Corriere della Sera. Secondo il leader della Lega Nord alle presidenziali francesi hanno perso i popolari e i socialisti, Berlusconi e Renzi in Italia, e quindi quantomeno a destra la guida spetterebbe a chi sta con la leader del Front National. Salvini sfida anche ogni sondaggio, e la logica, dicendosi convinto che gli elettori di centrosinistra voteranno per Marine Le Pen, specie chi ha optato per Mélenchon al primo turno. Simili toni echeggiano anche nell’intervista di Giorgia Meloni al Tempo, che definisce le presidenziali francesi un avviso di sfratto agli euroburocrati, evidenziando come come Macron sia meno filo Bruxelles di quanto si dica o appaia. Anche per la leader di Fratelli d’Italia il vero sconfitto delle presidenziali sarebbe Renzi, in quanto identificato con Hollande. Se si passa al PD la lucidità non sembra aumentare di molto. Piero Fassino a Repubblica spiega come la vittoria di Emmanuel Macron al primo turno sia la nascita del centrosinistra in Francia, con forti analogie all’avvio del PD. Nonostante il candidato di En Marche, partito personalista che si richiama fin dalle iniziali al suo nome, abbia fatto tutta la campagna elettorale negando che fosse di destra come di sinistra, in questo suonando in modo piuttosto simile al M5S, per quanto con un programma praticamente opposto o quasi. L’aspetto triste di queste dichiarazioni è che nessun leader della politica italiana sembra interessato a fare un’analisi onesta su un voto così importante come quello francese, preferendo strumentalizzare questo o quell’altro aspetto pensando di trarne qualche vantaggio a livello domestico. Emmanuel Macron è stato capace di recuperare molti consensi tra gli elettori delusi da socialisti, in particolar modo, ma anche da gollisti, dopo gli scandali che hanno colpito il favorito delle presidenziali dello scorso inverno, François Fillon, grazie alla sua novità, gioventù e assenza di legami o quasi coi partiti tradizionali. Macron è sì molto legato all’esperienza di François Hollande, visto che è stato prima suo collaboratore all’Eliseo così come poi ministro dell’Economia dei Governi Valls, ma ha rotto in modo netto coi socialisti. Criticando apertamente le incertezze e gli errori degli esecutivi di cui ha fatto parte. Allo stesso modo Marine Le Pen difficilmente può apparire un marchio di successo per l’Italia, visto il suo costante isolamento politico, anche se la chiave del suo buon risultato sembra simile a quello di Macron. Per la prima volta due candidati che non appartengono ai partiti tradizionali della V°Repubblica, la destra gollista o la sinistra socialista, arrivano al ballottaggio. A noi sembra questo l’aspetto più interessante delle presidenziali francesi.