Preti gay: in Vaticano c’è una zona di “battuage”
23/07/2010 di Teresa Scherillo
È quanto afferma Sergio Rovasio, segretario dell’associazione radicale Certi Diritti, secondo il quale esiste un’area battuta da persone in cerca di rapporti sessuali occasionali, frequentata da sacerdoti e cardinali omosessuali.
“Finalmente un’inchiesta giornalistica documenta quello che tutti i frequentatori di locali gay romani sanno: ci sono tantissimi preti gay che frequentano questi locali e praticano sesso senza nemmeno preoccuparsi molto dell’evidente ipocrisia tra ciò che predicano di giorno e ciò che fanno di notte“, ha affermato Sergio Rovasio, riferendosi alle rivelazioni di Panorama su alcuni preti che condurrebbero una “doppia vita”, frequentando nel tempo libero i locali di ritrovo degli omosessuali della capitale. Secondo il segretario dell’associazione radicale Certi Diritti, infatti, esiste in Vaticano un’area cosiddetta di “battuage”, frequentata da preti e cardinali omosessuali.
PREDICARE BENE, RAZZOLARE MALE? – Una zona di cui Rovasio non svela il luogo esatto “per evitare che venga piantonato dalle Guardie Svizzere in divisa, perchè quelle in borghese già ci sono“. “Certo – aggiunge – tutti hanno diritto a vivere la loro sessualità, ma non è accettabile che quegli stessi preti che di giorno predicano contro le persone lgbt, di notte pratichino esattamente il contrario“. La Santa Sede, dice ancora Rovasio, “farebbe bene a non alimentare la sua ipocrisia cercando di parlare di scandalismo, ma di prendere atto che vi sono parecchi omosessuali nel suo apparato. Alimentare l’odio contro le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender, come fanno le gerarchie vaticane, un giorno sì e l’altro pure, vuole anche dire parlare contro una parte del proprio esercito di preti e suore che vivono in clandestinità e nel terrore la loro condizione“. “Noi di Certi Diritti invitiamo le suore e i preti gay ad iscriversi alla nostra associazione, troveranno dialogo, aiuto e sostegno anzichè odio e ipocrisia“.
I PECCATI DEI SACERDOTI – L’inchiesta era stata stigmatizzata da una nota del Vicariato di Roma. ”I fatti raccontati – sottolinea la nota – non possono non suscitare dolore e sconcerto nella comunità ecclesiale di Roma, che conosce da vicino i suoi sacerdoti non dalla ‘doppia vita’, ma con una ‘vita sola’, felice e gioiosa, coerente alla vocazione, donata a Dio e a servizio della gente, impegnata a vivere e testimoniare il Vangelo e modello di moralità per tutti… Chi conosce la Chiesa di Roma – dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano né impegnati nella pastorale – non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro”. ”Dinanzi a simili fatti – conclude la nota – aderiamo con convinzione a ciò che il Santo padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi: ‘i peccati dei sacerdoti’ ci richiamano tutti alla conversione del cuore e della vita e ad essere vigilanti a non ‘inquinare la fede e la vita cristiana, intaccando l’integrità della Chiesa, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto’. Questo Vicariato è impegnato a perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale“.