Elezioni Roma 2016, Marino dice no alle primarie del Pd: «Ipocrite»
22/01/2016 di Redazione
Ignazio Marino non si candiderà alle primarie del Partito democratico a Roma, in vista delle elezioni 2016 nella Capitale. Lo ha precisato con una lettera la quotidiano Repubblica, nelle quali ha spiegato: «Le primarie sono uno straordinario strumento di partecipazione e di democrazia», premette l’ex sindaco di Roma, ricordando come anche lui vi prese parte per ben due volte. «Ma le primarie hanno un senso a patto che chi le propone e chi vi partecipa ne rispetti il valore e poi l’esito», ammonisce Marino rivolgendosi a Matteo Renzi prima per vie traverse, poi più direttamente. Primarie che, secondo il chirurgo dem, “non hanno alcun senso” visto che quando venne scelto dal 55% degli elettori fu comunque rimandato a casa “con un atto di forza” dallo stesso Renzi.
Rotto quel patto, le primarie non hanno più alcun valore, perché il loro esito può essere capovolto per ordine del vertice del partito. Dirò di più: il Pd a Roma non dovrebbe nemmeno partecipare con il proprio simbolo alle elezioni amministrative del 2016. Troppo lacerante è stata l’eliminazione del sindaco scelto dagli elettori, troppo contraddittori i comportamenti e le dichiarazioni dei vertici del Pd, troppo pretestuose e in malafede le giustificazioni. Troppo evidente l’inganno perpetrato ai danni delle cittadine e dei cittadini di Roma, troppo lampanti i benefici delle lobby e dei potentati. Eliminando il sindaco, i consiglieri del Pd hanno eseguito un ordine del capo, e forse qualcuno ne beneficerà personalmente, ma hanno destinato il Pd alla dannazione politica. Almeno a Roma, almeno per questa tornata elettorale, oggi il Pd è ormai diventato il problema e non la soluzione.
Marino sposta poi l’attenzione sull’unico in corsa al Campidoglio
«Non sorprende tuttavia che nessun esponente di spicco del Pd abbia finora accettato la sfida. Candidarsi per ordine di Renzi significherebbe accettare una logica secondo cui, in caso di vittoria, a governare Roma sarà il capo del partito e del governo, mentre il sindaco sarà ridotto a una sorta di commissario esecutore».
«Per questo», conclude Marino, «Non parteciperò alle primarie del Partito Democratico».