Quando i polli ebbero i denti

15/07/2008 di Dario Ferri

GIUSTIZIA E’ SFATTA – A effettuare l’attentato invece furono proprio quei tre. Nel 1986 l’Appello li condanna a 18 anni, ma non per strage: per incendio doloso e duplice omicidio colposo, la Cassazione conferma. E loro, candidamente, lo ammettono, anche se dicono che in realtà non volevano uccidere ma soltanto spaventare. Cinque litri di benzina magari avanzano, per spaventare, ma i giudici ci credono, e questo permette di estinguere la pena per intervenuta prescrizione. Ma soprattutto: è appurato che PotOp non venne messo nel sacco dai suoi militanti. I suoi dirigenti, quelli che citavano i Grundrisse per convincere i cronisti dell’innocenza dei compagni, sapevano che invece erano colpevoli. Valerio Morucci aveva rintracciato Clavo subito dopo la fuga e gli aveva puntato una pistola alla testa per farsi dire la verità, e questi aveva vuotato il sacco. Già nell’aprile 1973. Tutto il resto fu il risultato di una strategia di depistaggio degna di quelle che, a ragione, si accusavano i servizi segreti di fare all’epoca. Piperno, che oggi si barcamena tra un libro sul ’68 e una dichiarazione di denuncia della “religione laicista” (“Se l’ateismo diventa la religione di Stato, allora meglio tenerci il cattolicesimo”), sapeva. Pace, che scrive pensosi libri su Sarkozy e dirige programmi televisivi nei quali esecra giustamente il terrorismo islamico, sapeva. Oreste Scalzone, che con Piperno e Toni Negri aveva fondato PotOp e ha dichiarato di aver aiutato Clavo e Grillo a fuggire, sapeva. Tutti, ai piani alti, sapevano. E hanno sistematicamente disinformato, trovando terreno fertile in una pubblicistica che non vedeva l’ora di credergli.

“…TRA LE PAGINE CHIARE E LE PAGINE SCURE…” – E qualcosa rimane, anche oggi, del rogo di Primavalle. Un processo riaperto, anche grazie alle dichiarazioni di Achille Lollo, secondo il quale i partecipanti furono in realtà sei (c’erano, secondo lui, anche i “fornitori di alibi” pentiti Paolo Gaeta, Diana Perrone e Elisabetta Lecco). Un processo finalmente riaperto con il reato giusto (strage) dalla procura di Roma. Una denuncia della famiglia Mattei in cui si indicano direttamente come mandanti Piperno, Pace e Morucci. E anche altro. Ogni anno, a Primavalle, nell’anniversario della strage ha luogo una celebrazione. Nella quale si presentano leader di Alleanza Nazionale di oggi e rilasciano vibranti dichiarazioni, tutte mirate a far passare gli altri da lupi e loro da agnelli. Ma soprattutto, tra la folla, quando il clamore si spegne, c’è ancora qualcuno che passa lì per caso, ti guarda negli occhi e ti dice: “Ma che te stai a guarda’? Ma nun lo sai che è tutta ‘na recita? Nun lo sai che se lo so’ fatto da soli?”

Documentazione tratta da “Bombe a inchiostro”, Aldo Giannulli, Bur, 2008

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