Quando l’orgasmo femminile si curava con mutilazioni e torture
07/01/2011 di Luca Scialò
Alcuni manuali medici riportano quattro casi di ninfomania risalenti a metà ‘800 negli Usa: pratiche assurde e inumane, che venivano considerate normali
Ninfomania. Questa sconosciuta. O meglio, quando si parla di essa negli uomini si scatenano le più disparate fantasie sessuali, mentre nelle donne emerge un po’ di imbarazzo. Ma forse meglio affidarsi ai dizionari per capirne di più. La parola deriva dal greco “Nümph” che significa “clitoride”, e “mania” intesa come passione. Dunque “un’esagerazione dei bisogni sessuali delle donne”. Trattasi di malattia? Disfunzione organica? O semplice puro gusto di fare sesso? La scienza non ci ha ancora dato una risposta, ma nei secoli scorsi ha tentato di curarla. Esistono infatti quattro casi clinici in America nella metà del diciannovesimo secolo, di donne sottoposte a incredibili interventi chirurgici o assurde cure per annientare i propri istinti sessuali. Vediamoli di seguito.
LA CONTADINA ECCITATA – Nel 1841, Miss T., 29 anni e figlia di un agricoltore del Massachusetts, ha confessato al suo medico di soffrire di ninfomania. I medici hanno riportato il suo caso nella rivista “Boston Medical and Surgical Journal”, descrivendolo come “la più spaventosa oscenità, il suo utero è allargato, la sua vagina eccessivamente, il suo clitoride lungo e gonfio”. La cura? Trattare il clitoride con sostanze caustiche e facendo fare alla ragazza ripetute docce fredde. Risultato? I medici ne parlano orgogliosamente: “ella ha tutti i segni del pudore, tra cui un clitoride piccolo e retratto”. Sarà davvero guarita? L’unico testimone attendibile è il suo letto.
LA VEDOVA INCONSOLABILE – Nel 1855, la signora R. R., donna paffuta di 25 anni, da poco vedova, si recò in visita dal dottor Bostwick e con disperazione gli disse: “Se non sarò esonerata da questa tortura, sono convinta che il conflitto tra la mia morale ei miei desideri lussuriosi mi porteranno fino alla tomba”. E aggiunse: “sono sicura che il desiderio libidinoso non può essere naturale, sarà sicuramente l’effetto di una malattia”. Il Dr. Bostwick, compassionevole, ha prescritto semicupi, una dieta rigorosa, lavaggi ripetuti, impacchi di ghiaccio applicato al sesso e coppettazione dell’utero (per far fuoriuscire il sangue cattivo). Dopo diverse settimane, il medico ha affermato di aver guarito la vedova di Boston, e che la donna ha deciso anche di risposarsi. Chissà che non sia tornata vedova…
LA BORGHESE DAI SOGNI PECCAMINOSI – Nel 1856, la signora B., ventiquattrenne borghese sposata, si è recata dal dottor Orazio Storer per farsi prescrivere qualcosa contro i sogni erotici. Una notte, racconta, emise un grido di piacere da far rizzare i capelli al marito. Quest’ultimo voleva infatti lasciare il domicilio coniugale perché sua moglie è “incapace di contenersi”. Ecco la cura del Dr. Storer: l’ha privata di carne e brandy (rei di far “eccitare gli istinti animali”); sostituire il materasso e il cuscino ripieno di piume con qualcosa di meno morbido; deve fare un bagno freddo ogni mattina e sera; infine deve smettere di scrivere la storia d’amore a cui stava lavorando essendo scrittrice. Stando a ciò che ha detto la signora B., la terapia ha funzionato. Suo marito ha potuto dormire sogni tranquilli.
OVAIE ASPORTATE –Nel 1885, una ventinovenne è passata da un medico all’altro, poiché non riusciva a superare la propria “malattia”. Poi è stata ricoverata al General Hospital di Philadelphia, dover ha raccontato al dottor Mills il suo calvario: ha avuto i suoi primi orgasmi a sei anni, e con i suoi coetanei aveva già iniziato le prime esperienze sessuali. Da adolescente le hanno prescritto prima un farmaco, poi l’hanno sottoposta a clitoridectomia, ma nulla da fare. Anche perché le hanno sbagliato l’operazione. Poi le hanno prescritto dei farmaci per curare i nervi, ma pure è stato inutile. Fino a che un medico non le ha trovato un’ipertrofia ad entrambe le ovaie e ha deciso di asportarle. Un intervento delicato quanto inutile giacché la ragazza ha affermato di aver avuto comunque “sogni bagnati” e il suo istinto sessuale non si è placato. Magari qualche doccia fredda ed impacco sulle parti intime, avrebbero aiutato anche lei, senza ricorrere a operazioni devastanti.