Quelli che amano i mostri
19/06/2012 di Alessandra Cristofari
“L’amore è una cosa semplice” canta il Tiziano Ferro nazionale ma se una sedicenne scrive una lettera d’amore a Breivik, siamo proprio sicuri che sia così? Ecco il punto su tutte quelle persone che si innamorano di brutali criminali.
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IL CASO – Dalla sindrome della “crocerossina” a quella di Stoccolma il passo sembra essere breve. Il Bild informa sul lato da “seduttore” di Anders Breivik Behring, proprio quello che ha ucciso 77 persone negli attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia. È vestisto elegante in tribunale, dove sorride: forse perché riceve centinaia di lettere dalle sue ammiratrici?
guarda le immagini degli “amati” assassini:
IL CASO BREIVIK – A scrivere a Breivik sono sia le ragazzine di sedici anni che le signore: cosa hanno in comune? Tutte vorrebbero sposarlo. E c’è anche chi lo insegue nei processi dicendo di essere la sua compagna:
Bild riferisce, basandosi sulla notizia rilanciata dal giornale locale VG Nett, che una donna bionda proveniente dall’area di Stoccarda di è presentata al processo di Anders Breivik affermando di essere la sua fidanzata. La giovane fanatica del mostro di Utøya aveva prenotato una stanza di hotel nella capitale norvegese per quattordici giorni, al fine di seguire il processo della persona che ama. La polizia però l’ha subito fermata, perchè aveva già una sua segnalazione: la donna aveva infatti una corrispondenza epistolare con Breivik, che ha pure ricevuto soldi dalla Germania in questo periodo di carcerazione. La fonte del denaro però è ancora sconosciuta.
E ancora:
La donna è stata sottoposta a fermo temporaneo per ingresso illegale, e subito rispedita in Germania dopo una notte in carcere. Sul suo cellulare è stata trovata una foto di Breivik mentre impugnava un’arma da fuoco. Purtroppo, come nota Bild, questa ragazza non è l’unica persona che dimostra di avere una passione sconfinata per il killer responsabile di uno dei peggiori atti di terrorismo della storia. Anche un giovane americano di nome Kevin scrive continuamente lettere a Breivik, affermando di volerlo conoscere e di considerarlo come un modello.
Lo psichiatra dell’uomo racconta che l’assassino riceve molte e-mail e le ha portate a uno degli incontri. Le “innamorate” vengono da Svezia, Germania, Danimarca, Francia e Norvegia. Tutte vorrebbero prendersi cura di lui perché condividono le sue idee politiche, altre vogliono convertirlo e alcune hanno avanzato proposte di matrimonio! Breivik ha faticato per riuscire a rispondere a tutte.
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LA SINDROME DI STOCCOLMA – Cosa spinge le donne a innamorarsi di un criminale? Il fascino del maledetto non basta: alla base c’è la Sindrome di Stoccolma, ovvero, quella condizione che porta ad innamorarsi del proprio sequestratore. La figura dell’assassino fa leva sull’emotività e su una condizione di fragilità.
COME AGISCE LA SINDROME – Le donne sono attratte dal potere e si identificano con l’ego dell’amante, sperando di far crescere il proprio e più si vede il criminale in televisione e più lo si ama perché la fama mediatica fa aumentare “l’amore”. Redimere chi sbaglia diventa la missione principale delle anime afflitte dalla Sindrome di Stoccolma e la redenzione serve ad accrescere le loro capacità.
NARCISISMO – Alcune invidiano l’assassino perché, in fondo, vorrebbero essere dotate dello stesso potere e della stessa violenza, anche se nutrono un sentimento di sottomissione nei confronti di chi di sicuro le annullerebbe. Inoltre, trovare del buono dove tutti vedono il marcio diventa un attestato di bravura. L’ultima spiegazione potrebbe rivelare un passato di abusi e in tempi pregressi e amano a distanza il criminale perché sarebbero della convinzione che la violenza sia un fattore imprescindibile dell’amore.
CRIMINALI E MEDIA – La spettacolarizzazione del dolore mediatico trasforma, suo malgrado, il criminale in un vip. Il male diventa un caso televisivo e tutto quell’indagare in diretta, chiedere pareri anche a persone che non si occupano di indagini, porta inevitabilmente alla costruzione dell’idolo, seppur malvagio. Il rapporto virtuale diventa una fiamma che si espande di carattere psicopatologico narcisistico con, alla base, carenza di rapporti autentici. Perché si vogliono “recuperare” i cosiddetti mostri? E soprattutto chi si metterebbe in casa un omicida?
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