Il ragazzo siriano che ha trascorso 14 mesi in carcere (in Italia) per un video parodia

05/05/2017 di Redazione

Era solo una burla, una parodia, il video pubblicato online che è costato ad un ragazzo siriano in Italia 14 mesi di carcere. Mourad El Ghazzaoui, 21 anni, che nel dicembre 2015 era sbarcato a Pozzallo, in provincia di Ragusa, con 534 migranti, lo scorso febbraio è stato assolto e si è messo in viaggio per raggiungere madre e padre in Germania, paese che ha riconosciuto a tutti e tre l’asilo politico. Era stato accusato di terrorismo internazionale.

 

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RAGAZZO SIRIANO IN CARCERE PER 14 MESI PER UN VIDEO PARODIA

Della storia parla oggi Luigi Ferrarella sul Correre della Sera elencando le prove proposte dalla Procura di Catania per ottenere dal gip la custodia cautelare. Secondo i magistrati l’imputato faceva parte di un gruppo armato affiliato all’Isis di matrice integralista islamica:

Video «considerato molto sospetto dall’accusa» perché un arabo vi proclama il martirio impugnando fucile e spade: «Ma la visione in aula», scrive ora il giudice Giancarlo Cascino nel motivare l’assoluzione del 27 febbraio, già «palesava trattarsi di parodia con l’utilizzo di un fucile giocattolo, di una barba finta e ondeggiamento di bassa schiena finale». Poi sorta di salvacondotto (nel telefonino) spendibile presso i complici dell’Isis in Europa: per quanto intanto assurto al rango di «passaporto dell’Isis» in un libro del Procuratore Nazionale Antiterrorismo, era solo uno scherzo online «già pubblicato nel 2014 in due siti Internet, verosimilmente riferito a un musicista siriano dimorante in Svezia». Poi immagine di «viaggio della morte per rimanere vivo» dalla Siria in Europa: una «vignetta» senza «valenza minimamente indiziante». Poi rapporti con l’asserito terrorista leader del battaglione «Martiri di Darah»: invero un ribelle anti-Assad che in città ne proteggeva la famiglia.

Il ragazzo siriano è stato assolto perché il fatto non sussiste. La sentenza è stata emessa per «insufficienza e/o contradditorietà della prova».

(Foto da archivio Ansa)

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