Il rapporto del Senato Usa sulle torture della CIA è peggio del previsto

10/12/2014 di Mazzetta

File photo of detainees sitting at Naval Base Guantanamo Bay

LE CONSEGUENZE PER I RESPONSABILI – Di solito dopo l’accertamento di un crimine – e che crimine! – si passa al processo ai responsabili, ma di questi nessuno parla e probabilmente non seguiranno, al rapporto, conseguenze legali per chi si è macchiato di tali colpe. Anche l’ipotesi che qualche americano sia chiamato a risponderne di fronte alla giustizia internazionale è del tutto irrealistica, gli Stati Uniti non si fanno processare e hanno i mezzi per sottrarsi a procedimenti simili.
Negli Usa la giustizia sarà difficilmente chiamata in causa come apparirebbe necessario, troppi hanno interesse a chiudere la vicenda quanto prima e con il minor danno possibile. Anche il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in visita negli Stati Uniti ha definito la vicenda «un capitolo chiuso», riferendosi al blocco delle rendition deciso da Obama.
Il problema è che Guantanamo è ancora lì e in Italia nessuno si è assunto neppure la responsabilità politica per la partecipazione del nostro paese alle suddette rendition.
Da noi, a dirla tutta, non vi sono state neppure scuse o ammissioni dopo che è emerso lo scandalo della costruzione del finto casus belli sulle armi di distruzione di massa di Saddam, che ci ha spinto in Iraq accanto agli americani, complici nel tollerare le torture che si consumavano sotto gli occhi dei nostri militari.

COM’È FATTO IL RAPPORTO – Il rapporto è composto di circa 6.000 pagine, con un riassunto di oltre 500, non privo di omissis, ed è questo estratto ad esser stato reso pubblico, suscitando le riflessioni di molti in queste ore. Il lavoro è stato compilato dopo l’analisi di circa sei milioni di documenti variamente segretati. Al SSCI è stato impedito l’accesso a 9.400 documenti e a numerosi funzionari e testimoni e il rapporto, passato da una maggioranza di 9 membri su 15 della commissione, ha tardato 5 anni a vedere la luce perché fino all’ultimo i falchi repubblicani hanno cercato di bloccarlo, lamentando che avrebbe messo in pericolo le vite degli americani all’estero. Un chiaro pretesto, anche perché per il resto del mondo non è in discussione come e quanto abbiano torturato gli Stati Uniti, ma semmai come possano dirsi portatori di supremazia etica e morale dopo aver commesso tali e tante violazioni delle più importanti convenzioni internazionali, da quella già ricordata sulla tortura, a quella sui Diritti Umani, passando per la Convenzione di Ginevra.

La risposta che offre il rapporto è: mentendo. Le ultime 30 pagine del rapporto sono dedicate per esempio alla testimonianza di Michael Hayden, ex capo della National Security Agency (NSA) e pongono a confronto le sue affermazioni con quanto confermato dai documenti esaminati per completare il rapporto, sbugiardandolo completamente.

LE CONSEGUENZE PER FUNZIONARI E AGENTI – È troppo presto per sapere se e come il rapporto produrrà condanne o sanzioni ai danni dei coinvolti, ma mentire al Congresso è un reato grave, la tortura è un reato gravissimo e gravissime sono state anche le azioni con le quali la CIA ha spiato e persino derubato la commissione del Senato incaricata di redigere il rapporto. Escludere del tutto conseguenze penali non è possibile, anche se è davvero difficile ipotizzare un’ondata di condanne a tutti i livelli o processi come quelli chiesti dall’ONU, da Amnesty International, e da numerosi cittadini statunitensi organizzati in petizione

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