Referendum anti-immigrati: la mappa europea di chi vuole imitare la Svizzera
11/02/2014 di Alberto Sofia
Il successo di misura del referendum in Svizzera sulle quote per l’accesso degli immigrati sta fomentando destre e movimenti populisti di tutta Europa. Se in Italia sono state la Lega Nord e Forza Nuova a spingere per realizzare una consultazione simile anche nel nostro Paese, anche all’estero non mancano forze che hanno “sposato” posizioni identiche. In particolare, in Austria è stata l’ultradestra del Fpoe, nota per le sue posizioni xenofobe – fu il partito dove militò Joerg Haider, l’ex governatore della Carinzia dalle posizioni considerate neonaziste e razziste, poi morto in un incidente d’auto nel 2008, ndr) a chiedere un referendum simile per il proprio territorio. E anche in Norvegia i populisti di destra (Frp, il Partito del Progresso), in grado di scalzare i socialdemocratici di Jens Stoltenberg alle ultime elezioni dopo circa un decennio, ambiscono a portare avanti un’iniziativa simile a quella svizzera. Anche se la Norvegia non fa parte dell’Unione Europea – è legata da accordi che derivano dalla sua appartenenza allo Spazio economico europeo e al trattato di Schengen, ndr – un risultato come quello elvetico potrebbe spingere altri Stati a conformarsi alla stessa posizione.
REFERENDUM SUGLI IMMIGRATI: CHI VUOLE IMITARE LA SVIZZERA, DALL’ITALIA ALL’ESTERO – Nonostante il risultato risicato – ventimila voti in più hanno permesso la vittoria dei promotori del referendum svizzero, il partito di destra ed antieuropeista dell’Unione democratica di centro (Udc/Svp) – era chiaro che il risultato svizzero avrebbe scatenato le destre e i movimenti nazionalisti anche in altri Paesi. Nel nostro paese era stata la Lega Nord, dopo alcune precisazioni iniziali (era stato il senatore Stefano Candiani ad attaccare il governo per non saper difendere i frontalieri, al contrario di quanto faceva la Svizzera con i suoi cittadini), a fomentare i propri elettori. Ormai sempre più vicino alle posizioni dei movimenti di estrema destra e antieuropei presenti nel resto dell’Unione europea, il segretario Matteo Salvini aveva annunciato di voler portare avanti un’iniziativa simile anche in Italia. «Hanno fatto bene? Benissimo. Hanno agito per legittima difesa. Io dico che mettere un freno all’immigrazione in un momento di crisi è un diritto e un dovere per un Paese. Lo fanno tutti», aveva incalzato il leader leghista sulla Stampa. Per poi rilanciare sul proprio profilo Facebook: «I cittadini svizzeri, con un voto di buon senso e di legittima difesa, hanno deciso stop all’immigrazione. Presto anche in Italia, grazie alla Lega, un referendum per difendere i diritti e il lavoro dei cittadini italiani», aveva spiegato, fomentando i propri elettori.
Il referendum aveva scatenato anche altri movimenti di estrema destra, compresa Forza Nuova. Era stato il segretario nazionale Roberto Fiore a rilanciare l’ipotesi referendum: «In Italia sono tre i referendum che restituirebbero molte delle libertà e delle ricchezze perse dagli italiani: quello sull’Euro, quello sull’immigrazione e quello sui matrimoni gay. In questi tre referendum gli italiani e gli europei risponderebbero allo stesso modo, per la sovranità monetaria, contro l’immigrazione e per la famiglia».
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IL REFERENDUM SVIZZERO CHE FOMENTA LE DESTRE EUROPEE: IL FPOE IN AUSTRIA – Ma anche al di là delle Alpi e in Scandinavia c’è chi ha già annunciato la volontà di imitare l’iniziativa promossa dalla destra svizzera. In Austria è stato Heinz-Christian Strache, capo del partito Fpoe, a invocare una consultazione anche nel proprio Paese per frenare l’ingresso degli immigrati. «Sarebbe ragionevole fare un referendum come quello in Svizzera», ha spiegato durante un’intervista sul tabloid “Oesterreich”. Il leader del Fpoe Strache ha spiegato di essere convinto che il risultato in Austria sarebbe «simile» a quello che si è registrato nel paese elvetico. «Lo scopo è evitare una immigrazione di massa dei cittadini extraeuropei», ha continuato. Chiedendo all’Ue di non sanzionare la Svizzera: «Le decisioni democratiche devono essere accettate, anche se non vanno bene all’Ue. Si chiama democrazia», ha attaccato Strache, critico verso Bruxelles. Lo stesso leader di estrema destra ha poi sostenuto che per i paesi europei sarebbe importante poter contare su dei «periodi di transazione», perché solo gli Stati «sanno se hanno capacità di accogliere immigrati nel mercato di lavoro oppure no». Preoccupato per l’esito della consultazione svizzera è stato invece il neoministro degli Esteri, Sebastian Kurz (Oevp, popolari), convinto che il referendum «sollevi problemi», in particolare ostacolando anche i 40mila austriaci che lavorano in Svizzera.
IN NORVEGIA – Ma l’Austria non è il solo Paese che potrebbe imitare la Svizzera. Anche in Norvegia i populisti di destra del Partito del Progresso hanno posizioni simili. Nelle ultime elezioni, il paese scandinavo aveva virato a destra, con la vittoria della conservatrice Erna Solberg e di un partito che aveva fatto della lotta contro l’immigrazione una propria bandiera. Sconfitti erano stati, dopo quasi dieci anni al potere, i socialdemocratici di Jens Stoltenberg. Va ricordato come la Norvegia non sia un membro Ue, ma resta vincolata da alcuni accordi (fa parte dello Spazio economico europeo e ha aderito al trattato di Schengen). Se un risultato simile a quello svizzero – in caso di referendum promosso da Oslo – non comporterebbe quindi problemi concreti per gli stati membri dell’Ue, resterebbe comunque un segnale preoccupante. Con il rischio che qualcuno si lasci poi tentare dal vento anti-immigrazione proveniente dalla Scandinavia. Soprattutto in altri paesi del nord Europa, dove si sono registrati altri casi di insofferenza per le dimensioni del flusso migratorio.