Renzi lancia la campagna del “Sì” all’ObiHall di Firenze
29/09/2016 di Alberto Sofia
RENZI OBIHALL FIRENZE: UN RITORNO ALLE ORIGINI DEL RENZISMO
Riparte dai simboli, Matteo Renzi. A poco più di due mesi di distanza dal voto del 4 dicembre, il passaggio decisivo del referendum costituzionale, il premier ritorna in un teatro già icona del renzismo per lanciare la campagna elettorale per il “Sì“: l’ObiHall di Firenze.
Lì si aprirà la lunga marcia del premier in giro per la penisola, in un luogo che per il presidente del Consiglio è molto più che evocativo. Perché in quella cornice, il 29 settembre 2008, otto anni fa, Renzi lanciò la propria candidatura per diventare sindaco. Era l’inizio della sua ascesa politica, perché Palazzo Vecchio sarà la rampa di lancio per l’assalto futuro alla vecchia Ditta dem. Ma non solo. Perché sempre all’ObiHall di Firenze nel 2013 Matteo Renzi accolse il vincitore delle primarie di “Italia Bene Comune“, l’ex segretario Pier Luigi Bersani che lo aveva sconfitto al secondo turno dei gazebo.
E sempre in quel teatro Renzi festeggerà un anno dopo il suo riscatto: il successo alle primarie per la segreteria dem. L’ultimo atto della scalata del nuovo corso renziano al Partito democratico, prima dello storico patto del Nazareno siglato con Berlusconi e dell’ingresso nella “stanza dei bottoni” di Palazzo Chigi, con il cambio in corsa ai danni di Enrico Letta.
Nel quartier generale della narrazione renziana si scriverà oggi un’altra pagina. Quella che conduce, al di là dei cambi di tono del premier, fino alla “madre delle battaglie”. Quel referendum costituzionale che è lo spartiacque della legislatura.
MATTEO RENZI LANCIA LA CAMPAGNA PER IL SI AL REFERENDUM
«La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un’altra occasione», è il mantra del premier, che inaugura ufficialmente oggi la lunga “corsa”, tappa per tappa, che lo vedrà impegnato in oltre 200 appuntamenti. Fino alla chiusura (probabile) alla Leopolda, la kermesse renziana arrivata alla sua settima edizione, ancora una volta nella su Firenze. L’ultimo appello per spingere il “Sì” al referendum (la data dovrebbe essere annunciata proprio all’ObiHall, ndr). Una battaglia che il premer vuole giocare in prima persona, perché sul disegno di legge Boschi Renzi si gioca tutto o quasi. Chiaro il suo obiettivo: rispolverare quel “Renzi versione 1.0”, quello della rottamazione, del cambiamento, per convincere gli indecisi. E disintermediare, rivolgendosi direttamente al suo popolo.
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L’OBIETTIVO DI RENZI: RECUPERARE CONSENSI TRA I MODERATI
Ma la priorità di Renzi resta anche provare a raccogliere consensi in quell’elettorato moderato che, ne è convinto il premier, deciderà i destini e il verdetto di un referendum mai così in bilico. «Renzi dice che il Referendum si vince a destra. Io incontro tante persone di sinistra che non sono convinte e vogliono votare no. Non vorrei che il giorno dopo il referendum, avendo puntato sugli elettori di destra, ci ritrovassimo tutti iscritti al partito della nazione e il Pd svuotato di idee ed elettori», provoca la minoranza bersaniana con Roberto Speranza. Sempre più orientata verso il “NO”, dopo gli impegni rimasti vaghi sulle modifiche della legge elettorale. Ma per il premier non è il momento delle liti interne, l’obiettivo ormai è allargare la base.
Un compito per il quale difficilmente potranno bastare le stampelle centriste ed ex forziste del comitato di Marcello Pera e Giuliano Urbani, al quale aderiscono Denis Verdini con la sua ALA. Né quella di Giovanni Guzzetta e Ornaghi, comitato al quale aderiranno gli alfaniani di Ncd. Renzi ne è consapevole. Ed è per questo che ha deciso di metterci la faccia, giocando anche carte come quella del “Ponte sullo Stretto di Messina”, l’utopia di berlusconiana memoria. Tutto per convincere quell’elettorato che, nel 2005, già sposava le ragioni della riforma costituzionale del Cav. E che ora è il premier a voler recuperare.
Un ruolo centrale lo avranno anche i comitati territoriali. Quota 4mila è stata già superata, mentre nelle casse del Comitato “Bastaunsì” sono già entrati oltre 200mila euro circa. Presto partirà anche la campagna pubblicitaria, per tappezzare città per città con i manifesti elettorali. Una campagna capillare nei territori, fino al 4 dicembre. Per quelle urne che, nella mente di Renzi, restano il passaggio decisivo della legislatura.