Riforme, Renzi ai dissidenti Pd: «Concordiamo modifiche, ma l’articolo 2 non si tocca»
08/09/2015 di Redazione
Riforme,
pur evitando lo scontro, Renzi ha avvertito la minoranza Pd sul disegno di legge Boschi: «Trattiamo, nessun prendere o lasciare, nessuna disciplina di partito, ma la legislatura passa per la riforma, questo deve essere chiaro a tutti». Il premier ha dato ancora alcuni giorni a senatori e deputati per trovare un accordo che permetta di accelerare e approvare il ddl al Senato il prima possibile, per consentire anche alla legge sulle unioni civili di essere approvata prima del 15 ottobre, quando sarà presentata la legge di stabilità. Per questo ha invitato la sinistra del partito, che insiste sull’elezione diretta, a non annunciare le “barricate“. Con una certezza, però: al contrario di quanto richiede la minoranza dem, Renzi ha ribadito di non voler ritocccare l’articolo 2, quello che stabilisce l’elettività di secondo grado dei futuri senatori. Tradotto, secondo il presidente del Consiglio e i suoi fedelissimi l’unica mediazione potrebbe essere soltanto la proposta già evocata del listino dei consiglieri regionali, già bocciato dai dissidenti dem. Non è un caso che al momento per la minoranza poco cambia dopo il discorso di Renzi: i presupposti per un’intesa, hanno osservano a caldo dalla minoranza, il premier “ancora non li ha creati”.
RIFORME, RENZI AVVERTE LA MINORANZA: “CI GIOCHIAMO LA LEGISLATURA” –
Muro contro muro. Rimangono 17, per ora, gli emendamenti presentati dalla minoranza Pd. Tre sono relativi al nodo dell’articolo 2, fra cui anche la proposta di diminuire da 630 a 500 i deputati. E il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi – ospite di Otto e mezzo ha ribadito: «La maggioranza c’è e l’auspicio del governo è che ci sia anche tutto il Pd». «Sull’articolo 2 delle riforme è stata fatta una doppia lettura conforme, escluso il famigerato comma…», ha sottolineato Matteo Renzi parlando ai senatori Pd, spiegando: «Abbiamo fatto 62 modifiche al Senato e 72 alla Camera. Possiamo dire tutto meno che sia in atto una forzatura. Propongo che tutte le modifiche siano concordate da subito tra senatori e deputati Pd». E ha aggiunto: «Sulle riforme non c’è disciplina di partito. Non diciamo “prendere o lasciare”, ma non si può scappare di fronte alla nostra storia. Ci terrei a chiudere la riforma costituzionale un po’ prima del 15 ottobre per consentire di chiudere anche la questione delle unioni civili prima del 15 ottobre. Chiedo lealtà non disciplina». L’articolo 2 non si tocca.
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Inizia ora la riunione dei senatori Pd con @matteorenzi e @meb sul tema delle #riforme. #opensenato pic.twitter.com/L8dC0m7HVl
— Senatori PD (@SenatoriPD) 8 Settembre 2015
RIFORMA SENATO: RENZI “RIFORME HANNO RESTITUITO PRESTIGIO AL PAESE” –
«Se l’Italia è ripartita è per merito del Parlamento, non per fattori esterni. Le riforme hanno restituito prestigio al Paese», ha affermato Renzi ai senatori Pd. E ancora: «L’Europa sta pensando a due questioni grazie alle nostre pressioni: flessibilità e immigrazione. Si inizino a costruire in Ue politiche di immigrazione serie e solide oltre l’emozione. Una politica seria in Africa. Un approccio europeo, con hotspot e rimpatri europei, perché le due cose o si tengono insieme o non reggono. E superare Dublino che è un capolavoro, si fa per dire, di quelli che ci fanno la morale».
“In Francia, Germania e Regno Unitoci sono Senati non elettivi. E lì c’è democrazia!” @matteorenzi #opensenato @SenatoriPD
— Francesco Russo (@francescorusso) 8 Settembre 2015
RIFORMA SENATO: CRIMI E IL BATTIBECCO CON GRASSO –
Intanto continua il pressing, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, nei confronti di Pietro Grasso affinché si esprima sulla possibilità di rivotare o meno l’articolo 2 del disegno di legge. «Ogni giorno che passa senza un confronto vero tra le parti, a tavolino e non sui giornali, è un giorno sprecato, e fra un mese comincia la sessione di bilancio. Io mi potrò pronunciare solo in Aula, quando avrò gli emendamenti da valutare», ha chiarito la seconda carica dello Stato. «Invece di aspettare le decisioni, solo tecniche, del presidente, o di lanciare messaggi cifrati a mezzo stampa, la politica affermi il suo primato nella ricerca di una mediazione su alcuni punti della riforma, soprattutto funzioni del Senato e sua composizione», ha aggiunto Grasso.
Proprio Grasso si è scontrato in Aula con il senatore M5S, Vito Crimi, che lo ha interpellato direttamente: «Lei si è espresso favorevolmente ad un eventuale ripensamento politico su tutte le parti del disegno di legge costituzionale, aprendo peraltro alla possibilità integralmente emendativa», ha detto Crimi. «La decisione della Presidenza, anche eventualmente attraverso la convocazione della Giunta per il Regolamento risulta urgente. Essa dovrà guidare anche il lavoro in Commissione in sede referente», per questo «chiediamo alla Presidenza di pronunciarsi al più presto su questo tema, anche con la convocazione della Giunta per il Regolamento», ha aggiunto. Subito la risposta di Grasso: «La Presidenza prende atto delle sue argomentazioni, anche se è costretta a rilevare delle inesattezze, per quanto riguarda la propria posizione personale, per quello che si riferisce alla cerimonia del ventaglio. Le conclusioni che lei ha attribuito al mio intervento sono difformi da quelle che si possono ricavare ancora oggi da una lettura del mio intervento». Nella cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare Grasso, il 28 luglio scorso, disse: «In merito all’apertura o meno a possibili modifiche dell’articolo 2 nessuna decisione può essere presa senza un’attenta analisi delle proposte emendative su cui sarò chiamato a pronunciarmi. Prima che questo accada, voglio sottolineare, passeranno ancora parecchie settimane, che spero vivamente possano essere utilizzate in modo proficuo per raggiungere un accordo politico anche sul punto della ‘composizione’ del nuovo Senato, tema senza dubbio delicato».
(in copertina foto ANSA/GIUSEPPE LAMI)