Riforma Senato, svolta di Renzi: sì al listino. Bersani apre
05/09/2015 di Redazione
Matteo Renzi apre alla minoranza del Partito Democratico sulla Riforma del Senato. Il premier-segretario avrebbe accettato l’idea del listino, rendendo l’intesa sulla legge costituzionale molto più vicina. La svolta sarebbe arrivata mercoledì sera, quando a Palazzo Chigi sono saliti il capogruppo al Senato Luigi Zanda, la presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro e il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. A Renzi avrebbero chiesto di fare un «offerta alla minoranza del partito» per evitare «che salti tutto». A rivelarlo è un retroscena di Repubblica a firma Francesco Bei:
Renzi, che alle strette ragiona come un politico e sa distinguere una sfida da una roulette russa, li ha guardati negli occhi e ha capito: «Va bene. Ditemi cosa posso fare». È a questo punto che Anna Finocchiaro – da relatrice del testo ne conosce ogni piega più nascosta – ha abbassato la voce, si è avvicinata ancora di più al tavolo e ha spiegato quanto aveva concordato prima della riunione con Boschi e Zanda: «Devi accettare l’idea del listino. Ci abbiamo riflettuto e pensiamo che il problema dell’articolo 2 possa essere aggirato. Senza toccare quell’articolo, possiamo inserire la norma sul listino in altri due articoli che la Camera ha modificato». Si tratta dell’articolo 10 della riforma, quello sul procedimento legislativo, oppure dell’articolo 35, che disciplina i limiti agli emolumenti dei consiglieri regionali. Entrambi ritoccati da Montecitorio e non suscettibili della blindatura data dalla “doppia lettura conforme” delle due Camere (come invece l’articolo 2, anche se la minoranza dem contesta questa interpretazione). L’idea insomma è quella di introdurre una forma “light” di elettività, facendo scegliere i consiglieri regionali che diventeranno senatori direttamente dai cittadini. Ma sempre tenendoli a carico delle Regioni.
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Renzi avrebbe accettato a condizione però di non toccare l’articolo 2 della riforma, per modificare il quale la minoranza Pd ha presentato molti emendamenti. Inoltre il capo del governo ha chiesto garanzie sui tempi pretendendo che la riforma venga approvata in aula a Palazzo Madama entro la prima settimana di ottobre. «Se riusciamo a chiudere questo benedetto accordo – avrebbe detto Renzi a Zanda, Finocchiaro e Boschi – subito dopo l’approvazione della riforma costituzionale portiamo a casa le unioni civili». Pier Luigi Bersani, infine, si sarebbe mostato possibilista sull’intesa. Stando a quanto riporta Bei su Repubblica l’ex segretario avrebbe affermato: «Un accordo si può trovare». E avrebbe poi chiesto che Renzi accompagni la riforma «con un impegno che riguarda il partito». «Deve dire chiaramente – è il pensiero di Bersani – che considera fondamentale l’unità del Pd».
(Foto di copertina: ANSA / MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)