Riforme, Renzi confida nel “soccorso azzurro”
14/09/2015 di Redazione
Riforme
costituzionali, Renzi e Boschi ne sono convinti: non c’è alcun rischio per il governo sui numeri al Senato. Il motivo? Anche se dalla minoranza del Pd o dagli scissionisti di Ncd mancassero voti alla già precaria maggioranza di Palazzo Madama, il via libera al superamento del bicameralismo perfetto non sarebbe in discussione. Perché, oltre al salvagente dei verdiniani di ALA, secondo il premier e i suoi fedelissimi c’è anche lo spiraglio per riaprire a un’intesa con Forza Italia in salsa nazarena. Altrimenti, Renzi è consapevole che Berlusconi faticherebbe a tenere unito il partito sul “no” al ddl Boschi. Tradotto, tra assenze strategiche e voti in dissenso, il soccorso azzurro arriverà.
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RIFORME, RENZI E IL PRESSING SUL CAV E I SUOI SENATORI –
Pontieri e ambasciatori renziani continuano a trattare su più fronti. Mentre nel Pd si cerca ancora un compromesso con l’ala più dialogante dei dissidenti bersaniani, continua anche la “campagna acquisti” in Senato. Il pressing è su tutti i gruppi e singoli senatori (dai Cor di Fitto agli ex 5 Stelle sparsi nel Misto, ma non solo), con lo stesso Verdini a condurre lo scouting su pezzi di Forza Italia. Ma c’è anche chi è convinto che ci siano i margini per ottenere una convergenza con tutto il gruppo azzurro. Spiega “Repubblica“:
«Di fronte alla “sparigliata” di Giorgio Tonini sull’articolo 2 della riforma (il termine è quello che il vice-capogruppo renziano ha usato con gli amici per definire la sua proposta di riaprire «in maniera chirurgica» l’articolo sulla scelta dei consiglieri-senatori) da Forza Italia non è arrivata la solita bordata di critiche. Anzi. Stavolta l’idea di Tonini ha trovato orecchie pronte ad ascoltare, quelle del capogruppo forzista Paolo Romani. «Abbiamo notato questa apertura – osserva Romani – e la consideriamo un segnale. Visto che conosco Tonini non penso che sia impazzito e che abbia parlato a caso. Ma ci piacerebbe più chiarezza prima di esprimerci, a questo punto non possiamo fare atti di fiducia a occhi chiusi. Insomma, prendiamo per buona l’aperturama attendiamo».
Certo, non è chiaro se il dialogo in corso possa portare a un accordo ufficiale tra i due partiti. Complicato, anche perché Berlusconi rischia di perdere altri consensi in favore della Lega di Salvini. Eppure, non è nemmeno necessario che da Fi arrivi un sì al Ddl Boschi. Se il gruppo azzurro – o gran parte dei senatori forzisti – lasciasse l’aula di Palazzo Madama, il passaggio delle riforme sarebbe comunque blindato.
RIFORME: INTESA COMPLICATA NEL PD –
Per Renzi il salvagente azzurro sarebbe fondamentale, considerata la difficoltà nel trovare una mediazione all’interno del Pd. Di fronte agli oltre 560mila emendamenti – in gran parte della Lega Nord, firmati Calderoli – non è escluso che il testo vada direttamente in Aula, senza che venga ottenuto il via libera in commissione Affari costituzionali:
Luciano Pizzetti, il sottosegretario alle riforme che sta cercando faticosamente di mediare tra le varie componenti, ammette che il tentativo è quello di «metterci d’accordo su tutti i punti su cui possiamo procedere insieme prima di arrivare all’articolo 2». Intanto in commissione per tutta la settimana si farà melina. Provando a disinnescare la bomba dell’elettività dei senatori. Claudio Martini, un altro pontiere fra minoranza e maggioranza, la vede così: «La mongolfiera dell’articolo 2 è stata alimentata anche dal fuoco di tante questioni rimaste aperte, dal ruolo del Senato alla presenza dei presidenti delle regioni, dalla nomina dei giudici costituzionali all’articolo 117. Se questo fuoco diminuisce la mongolfiera si sgonfia». Al momento è una speranza», spiega il quotidiano diretto da Ezio Mauro.
Con una “carta” da giocare in alternativa. Senza accordo interno, Renzi cercherà di blindare il Ddl con i voti dei berlusconiani.
foto ANSA/ETTORE FERRARI