L’altra rivelazione: «Tiziano Renzi sapeva da ottobre dell’inchiesta e temeva di essere arrestato»
17/05/2017 di Redazione
«Tiziano Renzi già ad ottobre sapeva dell’inchiesta Consip e temeva di essere arrestato». È questa un’altra rivelazione del giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo riportata nel libro che uscirà domani ‘Di padre in figlio’ (edito da Paper First). Ne parla oggi il quotidiano diretto da Marco Travaglio pubblicando un nuovo estratto del volume, dopo la telefonata tra Matteo Renzi e suo padre in cui l’ex premier chiedeva di «dire tutta la verità ai magistrati».
IL VERBALE DEL SINDACO DI RIGNANO SU TIZIANO RENZI E INCHIESTA CONSIP
Lillo rende pubblico il verbale del sindaco di Rignano sull’Arno Daniele Lorenzini che ha svelato ai pm che Tiziano in autunno seppe dell’inchiesta che lo riguarda (è indagato per traffico di influenze illecite) ben prima che ne parlassero i giornali. Il primo cittadino amico del papà di Matteo Renzi ai pm Palazzi di Roma e Woodcock di Napoli ha raccontato:
“Tiziano Renzi, presso il suo ufficio di Rignano sull’Arno, sito in via Roma, dove mi ero recato per discutere di cose locali, a un certo punto mi disse di seguirlo fuori dalla porta del suo ufficio nel piazzale antistante, dicendomi di lasciare il mio come il suo cellulare all’interno dell’ufficio; quando fummo fuori Tiziano mi disse che aveva saputo di essere coinvolto in un’indagine di Napoli che riguardava un ‘soggetto di Napoli’, che lui aveva incontrato una sola volta, facendomi intendere a gesti che aveva probabilmente il telefono sotto controllo; nella circostanza Renzi mi disse che lui non c’entrava, ma che temeva qualora fosse uscita la notizia, poterci essere un pregiudizio per l’esito del futuro referendum istituzionale; Tiziano mi precisò anche che temeva di essere arrestato nell’ambito di tale indagine. Il colloquio tra me e Tiziano Renzi è avvenuto sicuramente nella prima parte di ottobre”.
Era il 6 novembre, invece, quando il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro la Verità per la prima volta accennava all’inchiesta Consip. E nelle dichiarazioni di Lorenzini rese pubbliche da Lillo c’è anche il racconto di una soffiata del generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia a Tiziano Renzi, durante una cena in casa Renzi. Stando a quanto detto ai pm dal primo cittadino di Rignano il padre dell’ex premier fu avvertito di non frequentare una persona indagata e di non parlare al telefono:
“A un certo punto mentre eravamo in giardino ho sentito il generale Saltalamacchia dire a Tiziano Renzi che sarebbe stato meglio per lui non frequentare un soggetto, di cui tuttavia non ho sentito il nome, perché era oggetto di indagine. Non conosco nel dettaglio la natura dei rapporti tra la famiglia Renzi e il generale Saltalamacchia ma ho avuto modo di constatare la familiarità perché si davano del tu. Ricordo anche che sentii Saltalamacchia dire a Tiziano di non parlare al telefono. Sempre nel contesto del colloquio Saltalamacchia-Tiziano Renzi. Ricordo perfettamente che questo colloquio a cui ho assistito è avvenuto nel giardino di casa Renzi in occasione della suddetta cena intorno alla bistecchiera mentre si faceva la brace”.
(Foto: ANSA / GIUSEPPE LAMI)