Roma, polemiche per l’entrata nella giunta Marino di Sabella, il magistrato processato per il G8 di Genova
19/12/2014 di Tommaso Caldarelli
Roma, manca solo l’Ok del Csm per l’aspettativa che Alfonso Sabella, giudice presso il tribunale romano, attende per poter rispondere positivamente all’offerta di Ignazio Marino, il sindaco di Roma che lo vuole come assessore alla Legalità e alla Trasparenza dopo i fatti di Mafia Capitale. La nomina di Sabella, stimato magistrato antimafia, viene oggi pesantemente criticata da un’associazione di giuristi che rievoca il ruolo avuto da Sabella durante il G8 di Genova.
ALFONSO SABELLA, IL G8 E BOLZANETO – Il magistrato che sta per entrare nel governo della Capitale della città durante i fatti di Bolzaneto era il coordinatore “dell’organizzazione e del controllo su tutte le attività dell’amministrazione penitenziaria”, e dunque era anche deputato a sovrintendere su ciò che accadeva alla caserma Bixio. Per i fatti del G8 Sabella finì a processo e la sua posizione fu archiviata. Tuttavia, scriveva il Tribunale nell’archiviarlo, “il comportamento del dott. Sabella non fu adeguato alle necessità del momento. Egli fu infatti negligente nell’adempiere al proprio obbligo di controllo, imprudente nell’organizzare il servizio (…) imperito nel porre rimedio alle difficoltà manifestatesi”: così i giudici del Tribunale di Genova nella sua ordinanza del 24 gennaio 2007; e ancora: “Alfonso Sabella non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo e che, pur trovandosi nella speciale posizione di “garante” (…), non impedì il verificarsi di eventi che sarebbe stato suo obbligo evitare”. Parole, queste, riportate dall’associazione Giuristi Democratici Roma che in un comunicato esprime perplessità riguardo l’idea di nominare Sabella assessore alla Legalità.
LA VICENDA LEGALE – Come dicevamo, la posizione di Sabella fu stralciata da quella degli altri imputati e per lui venne chiesto il non luogo a procedere. “A Bolzaneto vide che i detenuti erano tenuti in piedi con la faccia contro il muro, ma non fu testimone diretto delle violenze più gravi, né della loro sistematicità, quindi non avrebbe potuto impedirle”, scrivevano i Pubblici Ministeri nel richiedere al Gip l’archiviazione per Sabella. Il giudice, dopo l’ordine di un supplemento di indagini a carico del magistrato, e nonostante l’avvocato di Sabella stesso avesse chiesto il processo, dispose l’archiviazione scrivendo nell’ordinanza le parole sopracitate.
“COMPORTAMENTO ESEMPLARE” – Proprio quelle parole ora spingono i Giuristi Democratici di Roma a sollecitare Ignazio Marino affinché torni sui suoi passi: “Sebbene l’operato del Dr. Sabella non sia stato ritenuto illecito, lo stesso non è stato ritenuto in grado di svolgere i ruoli organizzativi e di controllo sulla commissione di reati affidatigli, avendo per di più creduto alle giustificazioni di chi fu poi condannato per quei fatti gravissimi”. Viene anche ricordata la frase di Sabella, pronunciata nel 2001: “Non ho alcuna intenzione di dimettermi. A Genova l’operato degli agenti penitenziari è stato esemplare”; secondo il magistrato, infatti, non sarebbero stati gli agenti penitenziari a picchiare i manifestanti durante il vertice genovese: “Qualcuno è stato. Ma i fermati sono arrivati alla caserma di Bolzaneto già ricoperti di ecchimosi”, aggiungeva Sabella, allora, nell’intervista.