Ora basta, Roma non fa schifo.
28/10/2015 di Marco Esposito
Roma fa schifo. Roma è Mafia Capitale. Roma Ladrona. La Roma dei palazzi e dei palazzinari. Roma senza anticorpi per la corruzione. Roma dove non si lavora. Roma e il ponentino. Roma e la Banda della Magliana. Roma che non funziona niente. Roma e i romani che non hanno voglia di lavorare. Roma, di cui vergognarsi.
Ora, anche basta. Leggendo alcuni giornali e alcuni commentatori pare che la Capitale d’Italia sia il peggior posto dove vivere al mondo. Soprattutto, pare che i romani siano i cittadini della peggior specie. Gente che ad ogni angolo di strada butta un materasso vicino ad un cassonetto, si spara per strada e magari quando va allo stadio si lancia qualche bomba molotov.
Ora, basta. Roma non è quella che viene descritta dai giornali del nord. I romani non sono quelli descritti da alcuni blog che speculano sulla pelle della città di cui portano il nome. Roma è anche e soprattutto altro. Roma è solidarietà, come quella che abbiamo visto intorno alla stazione tiburtina nei giorni in cui per il G7 erano stati bloccati gli accordi di Shengen. Centinaia di migranti bloccati in Italia, e aiutati dallo sforzo di centinaia di cittadini romani in collaborazione con la Croce Rossa. Abbiamo visto raccontare soprattutto il degrado che si era creato, poco tempo si è dedicato al dopo, alla solidarietà, agli aiuti spontaneamente portati dalla città.
Il romano è un cittadino paziente. Fin troppo. Un cittadino che ogni giorno si prepara ad attraversare una città enorme (un municipio di Roma è grande quanto Firenze), mal amministrata, tra metropolitane che non funzionano e autobus che non passano. Un motociclista a Roma sfida la morte ogni qual volta indossa un casco, tra buche, traffico e asfalto viscido.
Il romano è colui il quale, pazientemente, sopporta nella propria città ogni manifestazione possibile e immaginabile: dal raduno dei vegani su due ruote, al corteo contro l’estinzione dell’orsetto lavatore. Cortei che, immancabilmente, il sabato pomeriggio attraverseranno il centro, da piazza Esedra a San Giovanni, condannandoci in fila anche nell’unico giorno libero della settimana. Roma è la città in maniera ricorrente viene messa a ferro e fuoco da quegli stessi imbecilli che si sono palesati a Milano il giorno dell’inaugurazione
Eppure a Roma, pur con tutti i suoi limiti, vengono a vivere centinaia di migliaia di pugliesi, calabresi, campani, sardi, umbri, e siciliani. E stanno bene. E ci rimangono. Alla faccia di chi – da un annetto circa – non fa altro che sputare sulla Capitale. Con malcelato entusiasmo costoro da settimane disegnano l’inferno attorno alla nostra città. Un inferno che è più nelle colpe di chi ha amministrato questa città nelle ultime consiliature che nelle “colpe” di chi ci vive.
Eppure i turisti fanno ancora la fila per venire in questa città, per mangiare il nostro cibo, per passeggiare per le vie di Trastevere o del centro.
Diciamoci la verità: oggi va di moda parlare di Roma. Lo fanno attori, cantanti e pseudo vip, pronti a cavalare un cassonetto della spazzatura per farsi un selfie e rimbalzare, tramite i social network, su tutti i giornali d’Italia. Tra gli ultimi ad aderire alla moda del momento è arrivato Raffaele Cantone che, dimenticando gli scandali della vigilia di Expo e quelli recenti della Regione Lombardia, si è lanciato in un vero e proprio linciaggio della Capitale, definendola una città “senza anticorpi” contro la corruzione.
E’ l’apoteosi della Lega Nord, dello slogan di Bossi & Co., quel “Roma Ladrona” che tanto aveva indignato, ora trova legittimazione addirittura nelle parole del Presidente della autorità anti corruzione. Non una bella pagina per Raffaele Cantone.
Roma è un patrimonio di tutto il paese, che viene disprezzata da un’Italia che dovrebbe proteggerla. La Capitale è la prima carta che l’Italia dei mille comuni dovrebbe provare a giocarsi, e invece la scarta, ogni volta, crogiolandosi nel proprio provincialismo. Al di là di ogni campanile, di ogni convenienza, di ogni piccolo tornaconto elettorale, si smetta di parlare di Roma, si lavori in silenzio per ricostruirla.