Ruby: “Cristiano Ronaldo pagò per fare sesso con me. E sapeva che ero minorenne”
19/02/2011 di Tommaso Caldarelli
Su Repubblica i verbali della minorenne marocchina, che racconta la storia della sua vita ai pm di Milano.
Partiamo dalla fine per raccontare la storia di Ruby pubblicata oggi in prima pagina da Repubblica. Giuseppe D’Avanzo, Pietro Colaprico ed Emilio Randacio hanno avuto accesso ai verbali della giovane marocchina che racconta ai pubblici ministeri la storia della sua vita. Non, beninteso, tutti i dettagli del caso di Papi ad Arcore: ma proprio la sua storia, a partire da Letojanni, Messina, da cui scappò per fuggire a Milano. Dove iniziò a vivere una vita da disperata e sradicata, vivendo di quello che arrivava.
CRISTIANO RONALDO – Il tentativo, sembrano dire i giornalisti di Repubblica, è quello di evitare in ogni modo di accettare lavori di prostituzione. Solo una volta, e più avanti nel tempo rispetto al suo arrivo a Milano, Ruby avrebbe accettato un impiego per denaro: racconta, con il noto calciatore internazionale Cristiano Ronaldo.
Non ho mai accettato rapporti sessuali a pagamento. L’ho fatto solo con i ragazzi che mi piacevano. L’unica volta che sono stata pagata per un rapporto sessuale è stato quando ho incontrato il calciatore Cristiano Ronaldo. Era la sera del 29 dicembre 2009 e dopo essere stata nell’hotel e prima che la mia amica Simona mi mettesse le valigie fuori dalla porta, sono andata all’Hollywood e là sono stata fermata da Ronaldo, il quale aveva un tavolo nel privè. Mi ha fatto dei complimenti e ci siamo scambiati il numerodi cellulare. Sino a quel momento non sapevo che fosse un calciatore, ma l’ho saputo qualche sera dopo quando ci siamo rivisti al ristorante e molti gli chiedevano l’autografo. Lui sapeva della mia età e ci siamo rivisti varie volte ancora al ristorante. Circa tre settimane dopo, abbiamo deciso di fare l’amore e ci siamo incontrati in un hotel lussuoso, dove alloggiava. Secondo le sue indicazioni, dovevo andare direttamente nella sua suite, al quinto piano. Non avevo, come non ho neanche adesso, i documenti, ma nessuno mi ha fatto domande. Avuto il rapporto ci siamo addormentati tutti e due. Quando al mattino mi sono svegliata, non l’ho ritrovato più nel letto. Sul comodino c’era un biglietto: “Spero che quando torno non ti trovo nella stanza. I soldi li trovi vicino alla borsa”. Effettivamente, c’erano 4000 euro e sono uscita piangendo»
Ruby racconta di aver riincontrato il calciatore poco tempo dopo, e che avrebbe cercato di dargli il benservito per il trattamento ricevuto.
«Casualmente ho rivisto Ronaldo due settimane dopo nella discoteca “The Club”, dove ero andata per ballare. Era in un privè con altre persone, ho preso un bicchiere di champagne e gliel’ho tirato in faccia. Poi, davanti a tutti, gli ho svuotato sulla testa la bottiglia, gli ho buttato addosso le banconote da 500, i buttafuori sono intervenuti e mi hanno accompagnata a forza fuori dal locale. L’ho rivisto casualmente a giugno, prima che andasse al ritiro dei mondiali. Mi stavo recando alla comunità — dice Ruby — e lui si trovava davanti al locale Ibiza, ristorante di corso Garibaldi. Appena ci siamo incrociati, si è scusato per il suo comportamento: “Pensavo fossi una ragazza come tutte le altre, che cercassi da me soltanto soldi”. Accettate le scuse, mi ha accompagnato fino all’istituto, e anche le suore lo hanno visto, e si sono incuriosite»
I magistrati non sono convintissimi che Ruby stia dicendo la verità, e verificheranno questa storia che coinvolge un atleta del Real Madrid. In ogni caso, tutto accade a Milano.
PER CASO – A Milano Ruby arriva, come tutta la sua vita, quasi per caso. E’ scappata da casa sua, da un padre violento – come lei ha raccontato più volte, anche ad Alfonso Signorini, a Kalispera – che non la voleva mandare a catechismo e che la frustava a cintate.
«Le sue cinture, eh, quante se n’è dovuto comprare, se ne sono rotte talmente tante sulla mia schiena. .. la schiena, sapete, si abitua dopo un po’… Diventi come un asino, ti abitui alle botte». I pubblici ministeri fotografano quei segni sulle braccia della ragazza che si dice asino. Chiedono e impallidiscono. Ecco un altro episodio, quello che porta Ruby fuori da casa sua per sempre: «Un giorno torno a casa in ritardo e papà mi riempie di botte, alla sua cintura si era rotta persino la fibbia, allora ha continuato con il cavo della luce. Il giorno dopo vado a scuola, c’è educazione fisica, entro per ultima, per cambiarmi da sola. Alzo la maglietta ed entra una mia compagna, vede la schiena e urla. “Stai zitta”, per favore, le dico. Ma lei va dalla professoressa e anche la prof vuole vedere: “Ma no, sono caduta dal motorino”, provo a dire. “Tu non ce l’hai il motorino”, dice. Alla fine ammetto… «. E così, terminata l’ora di ginnastica, «il tempo di salire in scuola, ho trovato i carabinieri nell’ufficio del preside». Possibile che ad Arcore nessuno abbia visto queste cicatrici? Purtroppo, a quell’intervento dei carabinieri
non segue un vero aiuto. Ruby viene riportata a casa, litiga con il padre, che le dice: «Escitene». E lei «esce». Ruba una borsetta da un’auto per pagarsi la prima notte in albergo e raccapezzarsi. Poche ore dopo, è già beccata dagli stessi carabinieri del piccolo paese e comincia la trafila delle comunità
Ruby scappa e viene ripresa, affidata ad una comunità. Trova lavoro in un negozio, va a casa del titolare che ha ben precise intenzioni nei suoi riguardi, ma nulla accade perchè l’uomo si rivela “un vero signore”, racconta Ruby. Una sua amica, e collega di lavoro, la invita a Milano. E lei, prende il primo treno e arriva.
UN LAVORO – C’è lavoro per lei, a Milano, le dice Simona. Di quale lavoro, Ruby si rende conto ben presto.
«Non ho salutato neanche il mio ragazzo, perché lui non era d’accordo che salissi a Milano… alla stazione mi aspetta la mia amica Simona, mi porta a casa sua e alla sera mi dice: “Vestiti elegantemente, dobbiamo andare per il lavoro”. “Ma scusami, se è un lavoro di commessa, mica il colloquio lo fanno all’una di notte?”, rispondo io». Ruby, senza documenti e minorenne, si ritrova in uno degli alberghi più lussuosi del cuore di Milano. Supera la reception e l’amica Simona dice: «Dobbiamo salire nella stanza». Cresce il suo stupore e Ruby racconta che, nel corridoio, davanti alla stanza 333,apprende che quello che l’amica offre non è un lavoro da commessa. È da escort. E si ribella: «Gli ho preso la testa, gliel’ho spaccata contro il muro, e me ne sono andata. Avevo 80 euro nel portafoglio, me sono andata a ballare all’Hollywood, perché comunque senti dalla Sicilia: “L’Hollywood, l’Hollywood”». Quando alle 4 del mattino torna a casa dell’»amica non amica» (parole di Ruby) si trova le valige fuori della porta e non c’è verso di rientrare. «Mi sono seduta in piazza, non sapevo dove andare, passa un signore anziano su una macchina bianca, e mi fa: “Hai bisogno di aiuto?”. Gli ho detto: “Vattene marpione del cavolo”. E lui fa: “No, volevovedere solo se avevi bisogno di aiuto”». È una costante per Ruby: qualcuno passa e l’aiuta, sempre gratis. Sempre per bontà, racconta lei. Prima «mi ha portato a casa sua, che aveva un monolocale, e mi ha detto: “Te ne stai tu da sola, non voglio approfittarmene, puoi essere mia nipote, non mia figlia, io starò da un amico finché non ti troviamo una sistemazione”». E poi le trova un impiego da cameriera e ballerina al Masquenada, in viale Piceno.
Di lì a poco, Ruby entrerà nel giro buono delle escort di Arcore. Complice la sua coinquilina, racconta, Maryshtel Garcia Polanco, che le propone di prostituirsi con i suoi clienti al posto suo, ogni tanto. E’ per suo invito, come raccontavamo, che Ruby fa la scelta della sua vita: inizia a prostituirsi. E’ la strada che la porterà ad Arcore.