Cosa ha detto Rudy Guede a “Storie maledette”?
18/01/2016 di Redazione
Rudy Guede a “Storie maledette” parla per la prima volta del delitto di Meredith Kercher a Perugia, omicidio per il quale è l’unico condannato dopo la decisione ultima della Cassazione che ha messo la parola fine alle vicissitudini giudiziarie della vicenda. Una fine che però a Rudy Guede non è piaciuta, e lo fa sapere in esclusiva alla celebre trasmissione “Storie Maledette”, in onda giovedì 21 gennaio su Raitre. Il Messaggero anticipa il contenuto dell’intervista
“Finora, l’unico che ha sempre taciuto è lei: Rudy Guede. Questa è la prima volta che lei parla”.Cosa ne pensate?Giovedì alle 21:05 su Rai3: ecco il nostro promo…Oggi Franca sarà ospite all’Arena: dalle 14 su Rai1!
Posted by Storie maledette on Sunday, January 17, 2016
RUDY GUEDE A STORIE MALEDETTE
Franca Leosini, la giornalista che conduce e ha reso celebre “Storie maledette” ha incontrato Rudy Guede in carcere
«Rudy, lei è l’unico colpevole dell’omicidio di Meredith Kercher?». «Io sono l’unico condannato – risponde – E sono certo di quello che dico, al 101 per cento, perché ho avuto modo di conoscere tutte e due le ragazze, ma soprattutto ho conosciuto Amanda Knox». La completa verità sulla notte del primo novembre del 2007, quando la studentessa inglese è stata trovata nella sua casa di Perugia con la gola squarciata, non si saprà mai. I supremi giudici hanno assolto Raffaele Sollecito e Amanda Konx in via definitiva, lasciando a Rudy il ruolo di unico colpevole di concorso in omicidio.
Un’intervista destinata a far discutere
«Guede ricostruisce dei fatti a cui puoi credere o meno – spiega Leosini – Ma quello che emerge è che si tratta di una persona preparata, con un linguaggio elegante. Niente a che vedere con il ladruncolo che è stato descritto subito dopo il delitto».
Un “ladruncolo” che sta per laurearsi in Lettere nonostante la condanna a 16 anni
«Ma non sono stato io – insiste – Non è stata trovata alcuna traccia di mio dna sul coltello con il quale Meredith è stata uccisa. E anche la simulazione del furto nella casa conferma quello che dico. Sul sasso lanciato per rompere la finestra non ci sono le mie impronte. Come avrei fatto a cancellarle? Sono stato descritto come un ladruncolo, un bugiardo. Ma se così fosse avrei avuto altre denunce, qualche condanna. Non sono un santo, ma ho fatto le cose che fanno tutti i ragazzi della mia età. E quando mi sono trovato nella casa del delitto sono fuggito perché ho avuto paura. Nessuno mi avrebbe creduto. Ho pensato: negro trovato, colpevole trovato. Le indagini successive, fatte malissimo, mi hanno dimostrato che avevo ragione».