Salone del Mobile, l’arredamento sfida la crisi

09/04/2014 di Maghdi Abo Abia

NEL 2013 PERSE 2.411 AZIENDE – Il centro studi Cosmit-Federlegno Arredo ha rilevato che nel 2013 in Italia sono sparite 2.411 aziende, con una perdita di 6.821 posti di lavoro. E questi numeri si aggiungono a quelli impietosi raccolti negli anni della crisi che hanno portato, nell’ultima decina d’anni, alla scomparsa di 12.000 imprese e di 50.000 posti di lavoro. Ed il fatturato, dal 2007 al 2015, nell’aggregato, è precipitato di 15 miliardi di euro, di cui 900 milioni sono stati persi solo nell’ultimo anno. A salvare il settore al momento è l’export che, grazie ai mercati emergenti, ha raggiunto quota 12,8 miliardi di euro, con una crescita del 2,4 per cento rispetto allo scorso anno.

Salone del Mobile, l'arredamento sfida la crisi

VALORI ALTALENANTI – E questo valore ormai equivale alla metà del fatturato totale, pari a 27,5 miliardi di euro, con un calo del 3,2 per cento. Di questi soldi, 10,8 miliardi provengono nelle esportazioni dell’arredamento con un aumento del 2,5 per cento rispetto al 2013, valore percentuale che bilancia, almeno in parte, la perdita del 2,5 per cento complessivo sul giro d’affari nel macrosistema, arrivato a 17,7 miliardi. Segno che la contrazione dei consumi ha colpito anche in questo settore, con un calo specifico nel fatturato interno del 7,5 per cento a 9,7 miliardi di euro, valore inferiore ai 10,5 del 2013. Di contro risulta ancora positivo il saldo import-export con una crescita del 4,3 per cento rispetto allo scorso anno, per un valore di 8 miliardi di euro.

EURO TROPPO FORTE? – Il macrosistema del legno ha registrato un calo del fatturato nella produzione del 4,4 per cento passando da 10,2 a 9,8 miliardi di euro. Crescono le esportazioni dell’1,7 per cento con una quota di due miliardi di euro. In questo caso però la crescita non compensa il calo del consumo interno, quantificato in un 5,6 per cento che in euro vale 500 milioni in meno rispetto al 2012. Anche in questo caso il saldo export-import è positivo ma con uno scarto dell’87,9 per cento. Ed il valore poteva essere anche più elevato, se non fosse stato per l’euro troppo forte. Ma, indipendentemente dalla moneta unica, anche in questo caso il settore è viziato da un crollo del mercato interno.

Salone del Mobile, l'arredamento sfida la crisi

CONSUMI INTERNI IN CALO – I consumi interni sono calati del 6,5 per cento passando in un anno da 20,5 a 19,2 miliardi di euro. Le esportazioni, dal canto loro, sono scese del 3,2 per cento, da 4,7 a 4,5 miliardi di euro. E qui torniamo al valore del bonus mobili che ha salvato, secondo Snaidero, qualcosa come 3.800 posti di lavoro e 1.000 aziende. E con la detrazione Irpef del 50 per cento per una spesa massima di 10 mila euro per il rinnovo di mobili ed elettrodomestici, s’ipotizza un recupero di 1,2 miliardi di euro. Appare quindi evidente che l’obiettivo è quello di perseguire su questa strada. Se gli acquirenti non hanno i soldi, bisogna metterli in condizione di acquistare generando un cammino virtuoso.

LA RIPRESA SI SENTE, MA… – E l’attenzione nei confronti delle giovani coppie non è casuale. Queste valgono il 15 per cento del mercato ed un abbassamento dell’Iva pari al 14 per cento permetterebbe di salvare posti di lavoro, come avvenuto con il bonus mobili, per la soddisfazione dei sindacati confederali che a loro volta spingono per il provvedimento. Perché emerge dai corridoi del Salone del Mobile la voglia e la potenzialità per ripartire. I prodotti ci sono, la volontà degli imprenditori anche così come i compratori. Ma ci vorrebbe qualcosa di più. Perché il mondo produttivo il suo lo sta facendo e sta segnalando al governo ciò che va fatto. Ma se il Presidente del Consiglio arriva l’ultimo giorno utile di una manifestazione che dovrebbe rappresentare il volano di Expo sia per numeri sia per capitale investito, allora vuol dire che per uscire dalla crisi ci vuole qualcosa in più della semplice attività manageriale. Ci vorrebbe un interesse della politica, che ora sembra latitare.

(Photocredit Maghdi Abo Abia / Giornalettismo.com)

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