Dal Pci a Rossi e Speranza, scissioni e fusioni: i 30 partiti (e partitini) della sinistra italiana

20/02/2017 di Andrea Mollica

La sinistra italiana è una storia di continue scissioni. A volte importanti e decisive per la storia italiana, a volte invece divisioni dell’atomo che perpetuano storie già finite. Il Pci, il partito più importante della sinistra italiana, è stato fondato con la scissione dai socialisti avvenuta nello storico congresso di Livorno del 1921. Dopo la dittatura di Mussolini la storia delle continue divisioni riprende però sin dal ritorno della democrazia. Nella Prima Repubblica le forze di sinistra, che avevano combattuto insieme la Resistenza contro il nazifascismo, si dividono immediatamente sulla collocazione del Paese. Gli atlantisti guidati da Giuseppe Saragat, futuro presidente della Repubblica, rompono il fronte dei socialisti schierati coi comunisti nel Fronte popolare più vicino all’Urss che agli Usa e fondano il Partito Socialdemocratico Italiano. Dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria il Psi rompe definitivamente col Pci, che diventa il partito principale della sinistra. Il crollo del comunismo spinge alla prima, importante scissione del principale partito della Sinistra italiana, che negli anni precedenti era stato affiancato da formazioni minori. Negli anni ’70 i movimenti di contestazione si erano riuniti in Democrazia Proletaria, mentre negli anni ottanta si erano formati i Verdi dalle proteste ambientaliste, in particolare contro il nucleare.

 

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SCISSIONI E FUSIONI, TUTTI I PARTITI DELLA SINISTRA ITALIANA DAL PCI AD OGGI

Democrazia proletaria si scioglie nel 1991, l’anno in cui Achille Occhetto, l’ultimo segretario del Partito comunista italiano, annuncia la svolta della Bolognina. Il più grande partito comunista d’Occidente, mentre collassa il sistema sovietico, prende atto del profondo mutamento storico e dà vita a una nuova formazione politica, da cui si generano un’infinità di fratture. Seguirà una lunga, pressoché infinita,  moltiplicazione di formazioni di sinistra, un tormento infinito per un elettorato sempre più disorientato. Ecco un elenco, probabilmente parziale, di tutte le scissioni (e le fusioni) della sinistra italiana, scandito anche dalle varie incarnazioni partitiche o elettorali succedutesi in questi ultimi 25 anni.

1991. Nel mese di febbraio si svolge il XX congresso del Pci. La maggioranza dei delegati vota per la svolta: arriva il Partito Democratico della Sinistra, guidato dall’ultimo segretario comunista, Achille Occhetto. Il Pds non è però l’approdo di tutti gli iscritti al Pci, che preferiscono scindersi dai loro vecchi compagni, per formare il Movimento per la Rifondazione Comunista.

1992. Il Movimento per la Rifondazione Comunista diventa il Partito della Rifondazione Comunista, Prc, nel suo primo congresso di Rimini. Il primo segretario eletto è Sergio Garavini. Nel nuovo partito confluiscono a titolo individuale molti esponenti di Democrazia Proletaria, la formazione di sinistra extraparlamentare attiva dal 1975 fino al 1991.

1993. Per la prima volta nella storia d’Italia tre esponenti che provengono dal partito principale della sinistra partecipano a un governo. Nell’esecutivo di Carlo Azeglio Ciampi, il primo guidato da un non parlamentare nella storia repubblicana, ci sono Augusto Barbera, Vincenzo Visco e Luigi Berlinguer. I tre ministri del Pds si dimettono quando la Camera rifiuta l’autorizzazione a procedere per l’arresto di Bettino Craxi. Si dimette per lo stesso motivo anche Francesco Rutelli, ministro all’Ambiente e leader dei Verdi, altra formazione di sinistra formata da ambientalisti, esponenti di Democrazia Proletaria e fuoriusciti dai Radicali (come il futuro sindaco di Roma).

1994. I partiti di sinistra si riuniscono nell’Alleanza dei Progressisti, la coalizione imposta dal maggioritario che concorre alle elezioni politiche del 1994. Oltre a formazioni minori più centriste, ci sono il Pds, il Prc e il Psi. Il Partito socialista italiano, il primo partito italiano di sinistra, nato nel 1892, si presenta alle elezioni politiche per l’ultima volta.

1994. A fine 1994 il Psi si scioglie. Nascono i Socialisti Italiani, confluiti nel 1998 nello Sdi (Socialisti Democratici Italiani), che rimarrà in vita fino al 2007, e il Partito socialista riformista. I primi rimangono nel centrosinistra, i secondi invece abbandonano il campo progressista e si schierano con Forza Italia e il centrodestra a partire dal 1996. Il leader, Fabrizio Cicchitto, tornerà poi a collaborare attivamente con il centrosinistra una quindicina.

1995. Arriva la prima scissione tra gli eredi del Pci. La caduta del primo governo Berlusconi porta alla nascita di un nuovo esecutivo, guidato da Lamberto Dini, sostenuto dall’esterno dal Pds. Il Prc sostiene lo scioglimento anticipato della legislatura, ma alcuni suoi parlamentari sono contrari e sostengono il governo Dini come fa il Pds. Arriva il Movimento dei Comunisti Unitari, poi Comunisti Unitari, che entreranno nei Democratici di Sinistra nel 1998.

1996. Alle elezioni politiche del 1996 concorre L’Ulivo, la lista dei candidati nei collegi maggioritari che sostengono Romano Prodi come nuovo presidente del Consiglio. L’Ulivo è appoggiato da diverse formazioni di sinistra, in primis il Pds, che ospita nelle sue liste i candidati dei Comunisti unitari, i Verdi, i Socialisti Italiani. Per la prima volta alle elezioni politiche corrono assieme gli eredi dei due principali partiti della Prima Repubblica, Dc e Pci, presenti in vario modo in pressoché ognuna delle formazioni dell’Ulivo. Le due più importanti, Pds e Partito Popolare Italiano, esprimono il maggior numero di ministri.

1998. Nascono i Democratici di sinistra. Il Partito democratico della sinistra cambia nome, e si richiama non più alla tradizione del Pci nel simbolo, ma al socialismo europeo. Nei Ds, guidati da Massimo D’Alema, entrano i Comunisti Unitari, e formazioni politiche provenienti dal cattolicesimo sociale, dal repubblicanesimo come dai socialisti.

1998. Per la prima volta arriva alla presidenza del Consiglio un esponente dell’ex Pci, Massimo D’Alema. La nascita del suo governo è contraddistinta da una scissione nel Prc. L’ala moderata guidata da Diliberto e lo storico leader del Pci Armando Cossutta fonda il Partito dei Comunisti Italiani. Il Pdci sostiene il governo D’Alema, mentre Rifondazione Comunista vota contro la fiducia, dopo aver favorito la caduta dell’esecutivo di Romano Prodi, che appoggiava esternamente.

1999. Romano Prodi lancia un movimento politico, i Democratici, dopo la fine della sua esperienza a Palazzo Chigi. Prima di diventare presidente della Commissione il professore di Bologna fonda i Democratici, a cui aderiscono alcuni esponenti dei Democratici di Sinistra, del Partito Popolare Italiano, e dei Verdi, con il fuoriuscito Francesco Rutelli. Ai Democratici aderisce anche Antonio Di Pietro, ex magistrato entrato in politica nel 1997 con un suo movimento, l’Italia dei Valori.

2000. I Democratici, orfani di Prodi, diventato presidente della Commissione Ue, subiscono la loro prima scissione. Antonio Di Pietro si rifiuta di votare la fiducia al governo Amato succeduto all’esecutivo guidato da D’Alema, e si stacca dal centrosinistra riportando in vita l’Italia dei Valori.

2001. Nasce Democrazia Europea, formazione centrista guidata dall’ex segretario della Cisl Sergio D’Antoni, a cui aderiscono alcuni esponenti del centrosinistra, provenienti in particolar modo dal Ppi. D’Antoni tornerà poi nel centrosinistra, dopo un breve passaggio nel centrodestra nei primi anni del governo Berlusconi, aderendo a Uniti nell’Ulivo.

2001. Alle elezioni politiche torna l’Ulivo, ma vince Silvio Berlusconi con la Casa della Libertà, anche grazie alle divisioni del centrosinistra. Rifondazione Comunista e Italia dei Valori corrono da soli, contro l’Ulivo formato da Margherita, che raccoglie Democratici, Ppi, Lista Dini e Udeur di Clemente Mastella, Ds, Comunisti Italiani e la lista del Girasole formata da Verdi e Sdi. Alcuni eletti nel centrosinistra si scindono e passano col centrodestra al potere.

2002. Nasce la Margherita come partito, ma si scinde subito dall’Udeur. La formazione di Mastella non si unisce alla formazione che vuole controbilanciare l’egemonia Ds nel centrosinistra sconfitto da Berlusconi.

2004. L’Ulivo da coalizione diventa una lista che raggruppa i principali partiti di centrosinistra. Alle elezioni europee concorre Uniti nell’Ulivo, a cui aderiscono Ds, Margherita, lo Sdi e i Repubblicani rimasti nel centrosinistra. La lista unitaria non è condivida da Achille Occhetto. L’ultimo segretario del Pci e il primo del Pds si scinde da Uniti nell’Ulivo, correndo insieme a Italia dei Valori, ma rinuncia al seggio da parlamentare europeo, ceduto a Giulietto Chiesa.

2005. Nasce l’Unione, prima chiamata Grande alleanza democratica, coalizione di centrosinistra formata da Ds, Margherita, formazioni minori di centrosinistra, più i fuoriusciti del 2001, Rifondazione comunista e Idv. Nel 2005 lo Sdi però lascia Uniti nell’Ulivo, dichiarandosi non interessato alla lista unica per le elezioni politiche del 2006.

2006. Alle elezioni politiche del 2006 corre di nuovo l’Ulivo. Il sistema elettorale è cambiato, con un proporzionale corretto da premio di maggioranza. L’Ulivo però si scinde subito anche come lista. Alla Camera Ds e Margherita corrono assieme, al Senato invece divisi. Al progetto unitario si contrappone la lista dello Sdi, che partecipava a Uniti nell’Ulivo, con i Radicali, che si chiama Rosa nel Pugno.

2006. La vittoria di Prodi favorisce una scissione di Rifondazione comunista. L’anima trotskista del partito rifiuta di entrare al governo e fonda il Partito Comunista dei Lavoratori, guidati da Marco Ferrando, che era stato escluso dalle liste per le politiche a causa delle sue posizioni troppo radicali.

2007. Nasce il Partito Democratico, guidato dal sindaco di Roma Walter Veltroni grazie alla fusione di Democratici di Sinistra, Margherita, e diverse formazioni minori. Al Pd non partecipano però diversi importanti esponenti dei partiti di provenienza. La corrente di sinistra dei Ds fonda un nuovo partito, Sinistra Democratica, mentre da destra esce Lamberto Dini, che avvia i Liberaldemocratici.

2008. Le elezioni politiche del 2008 segnano un pesante contraccolpo per il centrosinistra. L’Unione scompare, il Pd corre da solo, col solo appoggio di Italia dei Valori, e le forze a sinistra si riuniscono nella lista Sinistra Arcobaleno, che però non passa la soglia di sbarramento del 4%. Sinistra Democratica perde alcuni esponenti Ds come Gavino Angius, che sostengono il Partito Socialista, formazione erede dello Sdi, senza i Radicali, ospitati nelle liste del Pd.

2009. La sconfitta del presidente della Puglia Nichi Vendola al congresso di Rifondazione comunista porta alla scissione del più grande partito della sinistra radicale. Vendola avvia il Movimento per la sinistra, che alle elezioni europee corre con una lista, Sinistra e Libertà, che raggruppa anche socialisti, Sinistra democratica, e Verdi. A fine anno nasce un nuovo partito, Sinistra Ecologia e Libertà, Sel, guidata dall’allora presidente della Puglia.

2010. Il Pd subisce le prime scissioni importanti, dopo le dimissioni di Walter Veltroni. ll leader della Margherita Francesco Rutelli lascia il Partito Democratico in seguito alla vittoria di Pier Luigi Bersani. Lo seguono diversi parlamentari, che fondano Api, Alleanza per l’Italia, formazione centrista che collabora con Udc prima e Futuro e Libertà di Fini poi al cosiddetto Terzo Polo. Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari lancia un movimento, Verso Nord, anch’esso distante dalla socialdemocrazia di Bersani.

2013. Il Pd perde nuovamente diversi parlamentari che si candidano nella lista Monti, come Linda Lanzillotta o Pietro Ichino. A sinistra nasce Rivoluzione Civile, lista formata da Rifondazione, Comunisti d’Italia, Idv , Verdi, e il Movimento Arancione del sindaco De Magistris. La lista però va male, e il progetto politico si esaurisce subito.

2014. Alle elezioni europee le forze di sinistra danno vita alla lista L’Altra Europa con Tsipras, appoggiata da Sel, Rifondazione comunista, Azione Civile di Ingroia ed esponenti della società civile. La lista Tsipras però non diventa un progetto unitario, e anzi provoca una scissione in SeL. Gennaro Migliore, capogruppo di Sel alla Camera dei deputati, fonda Led, Libertà e Diritti, per il Socialismo europeo. Migliore entrerà poi nel Pd a fine anno, partecipando alla Leopolda di Matteo Renzi, diventato presidente del Consiglio.

2015. Il Pd viene abbandonato da Giuseppe Civati, terzo arrivato alle primarie del 2013 per la segreteria del partito vinte da Matteo Renzi, e da Stefano Fassina, responsabile economico e braccio destro di Pierluigi Bersani. Civati fonda Possibile, Fassina invece crea un movimento, Futuro a Sinistra, che guarda a Sel.

2017. Nasce Sinistra Italiana, il partito che prende il posto di SEL, a cui aderiscono ex Pd come Fassina e Alfredo D’Attore. A questa formazione non aderiscono però Giuliano Pisapia, che lancia il movimento Campo Progressista, e la corrente guidata da Arturo Scotto, in attesa degli scissionisti del Pd.

(Foto da archivio Ansa)

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