Sergio Mattarella e quell’urlo: «Fascisti!»
30/01/2015 di Redazione
Vero democratico difensore della Costituzione e della legalità e politico per bene, moderato, razionale. Sull’identikit del nuovo presidente della Repubblica in pectore Sergio Mattarella concordano (quasi) tutti: il riconosciuto profilo istituzionale e l’animo misurato dell’ex ministro e membro della Consulta hanno convinto Matteo Renzi a proporlo come unico nome del Partito Democratico per il Quirinale. Dal momento esatto dell’ufficializzazione della candidatura – a dir la verità anche qualche giorno prima – e in attesa del voto decisivo al quarto scrutinio, giornalisti, storici e archivisti vari hanno cominciato a ripercorrere la storia personale e politica di Mattarella, dall’omicidio di mafia del fratello Santi alla legge elettorale, passando per il no alla Mammì e il curioso J’accuse contro Madonna. Viene così delineato il profilo di un uomo tutto d’un pezzo, dai principi e dai valori inattaccabili. E in grado anche di alzare la voce.
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NON CI STO – Se da un lato La Stampa in edicola oggi descrive con Gramellini un Mattarella esageratamente compassato al cui confronto «Monti era il carnevale di Rio», dall’altro va a ripescare grazie a Marcello Sorgi un episodio in cui il moderato ex ministro della Difesa e dell’Istruzione perde le staffe. Siamo nel giugno 1992 e il Partito Popolare erede della Dc che fu è costretto a fare i conti con una memorabile debacle elettorale: la virata verso destra che poi diventerà accordo con Berlusconi è dietro l’angolo e Mattarella dice no. Leggiamo:
Il fondatore, Martinazzoli, s’era dimesso. Tra risentimenti e divisioni interne, era arrivato inaspettatamente a succedergli il professor Rocco Buttiglione, teorico di una inevitabile svolta a destra del partito […]. Tensione, proteste, inutili discussioni regolamentari, […] e però i numeri sono numeri e Buttiglione ce la fa. A quel punto, un pezzo di sinistra dc, che fino a quel momento aveva governato il partito, si alza e se ne va. Escono gridando, sotto gli occhi increduli di chi rimane: “Fascisti, fascisti, fascisti!”. A guidare il piccolo corteo dei resistenti ci sono Rosy Bindi e Mattarella
Photocredit copertina Mauro Scrobogna/La Presse