Siccità: chiusi i nasoni di Roma. E M5S pensa di far pagare le “Case dell’acqua”
04/07/2017 di Redazione
Vi ricordate lo slogan grillino dell’acqua pubblica? Beh scordatevelo perché in tempi di carestia ogni nasone è buono. Buono a chiudersi però perché a Roma e in tutto il Lazio è emergenza idrica. Così, come ben spiega Vendiamale sul Fatto Quotidiano, da lunedì è cominciato il piano di chiusura dei “nasoni” romani. Trenta al giorno per tutta l’estate fino alla chiusura di quasi e tutte le 2.172 fontanelle sparse per la Capitale, se necessario. Ma si spera che, prima di una apocalisse simile, piova.
La decisione della chiusura dei nasoni romani passa per Acea. Rimarranno sicuramente aperte 85 fontanelle sulle oltre 2mila presenti, per i prelievi delle Asl. E altri cento punti dovrebbero resistere alla chiusura. Si tratta di nasoni situati in zone strategiche della città. Chiuderli significava scatenare ulteriori polemiche.
Questa mossa dovrebbe ridurre del 20% i prelievi dal lago di Bracciano, che ha già superato il livello di guardia. C’è però dell’altro. Riporta il Fatto Quotidiano:
La maggioranza ha appena depositato in Comune una mozione per rendere a pagamento l’erogazione nelle 57 “Case dell’acqua” installate sul territorio comunale. “Sul blog di Grillo si parla di acqua pubblica, ma ora che si trova a gestire le risorse idriche il M5S torna alle logiche di profitto più che a quelle di servizio”, attacca il consigliere del Partito Democratico, Marco Palumbo.
Perché i 5 stelle hanno presentato questa mozione? Lo spiega Il Corriere. La rete idrica romana è un colabrodo:
Per accomodare i 5400 km di tubi nel sottosuolo e tamponare il 40% di dispersione, c’è bisogno di un intervento massiccio. Ancora non c’è una stima di quanto costerà l’investimento. Ma si sa che, per direttiva europea, le coperture sono da trovare nella tariffa. Acea inserirà la cifra nel piano industriale di fine novembre, ma già la parola «tariffa» associata al termine «revisione» è citata nella mozione. In sostanza, gli aumenti non riguarderanno 2017 e 2018. O meglio, uno scatto del 5,6% ci sarà l’anno prossimo secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei sindaci del 2016. Ma gli investimenti sulla rete, anche questi citati dal documento M5S, saranno recuperati dopo due anni dopo il restauro. Col risultato che, dal 2019, all’aumento fisiologico della bolletta si sommerà la spesa di Acea per tappare i buchi del colabrodo. Allora ci sarà meno dispersione. Ma a pagare saranno i romani.
(in copertina foto ANSA/ GIUSEPPE LAMI)