Stamina: il Tribunale di Matera impone le cure per Daniele Tortorelli
30/04/2014 di Redazione
«Immediata prosecuzione, senza alcun indugio», delle cure con cellule staminali per Daniele Tortorelli, un bambino di sette anni affetto dalla malattia di Niemann-Pick, tra i pazienti sottoposti al metodo Stamina di Davide Vannoni. Questo è quanto ha ordinato agli “Spedali civili” di Brescia il giudice monocratico del Tribunale di Matera, accogliendo il ricorso presentato dai parenti del bambino. Pochi giorni fa, la Procura di Torino ha chiuso le indagini sulla presunta “cura”: venti le persone indagate, sotto accusa per associazione a delinquere aggravata e finalizzata alla truffa,esercizio abusivo della professione medica e violazione delle norme della privacy. Compreso il guru e fondatore di Stamina Davide Vannoni e il vice Marino Andolina. Ma anche Ermanna Derelli, direttore sanitario degli Spedali di Brescia e Carlo Tomino, dell’ufficio sperimentazione dell’Aifa. Oltre a neurologi, biologi, medici.
DANIELE TORTORELLI: TRIBUNALE DI MATERA ORDINA PROSECUZIONE CURE CON STAMINALI – La famiglia di Daniele Tortorelli aveva denunciato il «drastico peggioramento clinico» riscontrato nel bambino, con «conseguenze irreparabili che potrebbero determinare il decesso», legate alla sospensione della cura. La vicenda di Daniele, tra controverse giudiziarie legate al dibattito sull’efficacia del metodo Stamina e le indagini sul fondatore Vannoni, era iniziata nell’autunno del 2012. Dopo che nell’aprile del 2012 il pm di Torino Raffaele Guariniello aveva disposto un’ispezione dei carabinieri dei Nas agli Spedali Civili di Brescia, il successivo rapporto era stato inviato all’Agenzia italiana del farmaco. Tanto che il 15 maggio successivo era stato predisposto il blocco della terapia. Era stato il giudice del lavoro a intervenire per ordinare che il bambino fosse curato, senza attendere i giudizi sull’efficacia del trattamento. I parenti del bambino, inoltre, hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Matera, con l’obiettivo di poter essere ascoltati dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, nel processo che ha riguardato il metodo di cura ideato dal professor Davide Vannoni.
IL PRECEDENTE – Non è la prima volta che arriva una sentenza a obbligare il proseguimento delle cure dopo che il Civile aveva deciso di sospendere le cure considerate una «truffa» ai danni dei pazienti. Già lo scorso 11 aprile era stato il giudice di Marsala, Antonio Genna, a disporre la ripresa delle infusioni per il piccolo Gioele – di due anni e quattro mesi – entro il 5 maggio prossimo. Anche in quel caso i genitori avevano denunciato come, in assenza di cure, il bambino sarebbe andato «incontro a morte certa». L’ospedale lombardo ha però preso tempo e al momento non ci sono state nuove comunicazioni. Ieri, invece, erano stati alcuni genitori di bambini malati di Sma1 ad annunciare la loro presenza per il 5 maggio di fronte agli “Spedali Civili” di Brescia: «Chiederemo le infusioni di cui abbiamo diritto», avevano spiegato, dopo che il tribunale di Milano aveva dato il via libera a proseguire le infusioni preparate secondo il metodo Stamina. Questo però non avverrà «con l’avallo del ministero della Salute», ha avvertito il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, lasciando la Camera al termine di una conferenza stampa. Interpellata in merito, l’esponente del Nuovo centrodestra aveva precisato: «Sono abbastanza perplessa: abbiamo una vicenda processuale veramente complessa, le imputazioni sono molto molto gravi, dall’altra parte Brescia ha sospeso in attesa del lavoro del comitato, che sta avendo il suo iter. Quindi io non so come questo possa accadere, sicuramente non con l’avallo del ministero della Salute».
IN AULA – Intanto, la deputata Udc Paola Binetti, ha spiegato come sia stato accolto in aula «un ordine del giorno al decreto sugli stupefacenti che impegna il governo ad adottare iniziative, anche di tipo normativo, per impedire che si ripetano in futuro casi Avastin, Di Bella e soprattutto Stamina». Con l’obiettivo di garantire, «in particolare ai pazienti attualmente in trattamento con questo metodo, un’adeguata informazione scientifica sugli avanzamenti scientifici e terapeutici che si renderanno progressivamente disponibili nell’ambito della loro patologia» . «Bene anche l’impegno a utilizzare i fondi accantonati per la sperimentazione del metodo Stamina per venire incontro alle esigenze di questi pazienti ingannati e frastornati da proposte inutili e da false promesse», ha concluso Binetti.