Banda larga a Milano, la svendita ai tempi di Parisi: tegola a 5 giorni dal voto
14/06/2016 di Redazione
Stefano Parisi diventa oggetto di una polemica a cinque giorni dal decisivo ballottaggio per il Sindaco di Milano che lo vede contrapposto Beppe Sala, ad di Expo 2015 appoggiato nella corsa verso Palazzo Marino da Pd e coalizione di centrosinistra. A sollevare un caso è l’indiscrezione secondo la quale l’Enel sta trattando l’acquisto della società Metroweb, creata a fine anni ’90 per cablare la città lombarda. Il gruppo dell’energia elettrica e del gas avrebbe messo sul piatto una cifra molto più alta rispetto a quanto ottenuto dal Comune con i precedenti passaggi di mano tra pubblico e privato, ai tempi in cui il primo cittadino era Letizia Moratti e Stefano Parisi era amministratore delegato di Fastweb o, prima ancora, ai tempi in cui il Comune era guidato da Gabriele Albertini e Parisi era city manager a Palazzo Marino.
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BANDA LARGA A MILANO, AFFARE SOPRATTUTTO PER I PRIVATI
Della vicenda parla oggi un articolo a firma Ettore Lavini sull’edizione milanese di Repubblica, che ricostruisce i principali cambi di proprietà della banda larga milanese e che spiega come la rete ultra-veloce si sia rivelata oro per i privati e molto meno ricca per l’ente pubblico. Fu Albertini ad aprire ai privati le porte della società che pose la fibra a Milano. Ma la mossa non si è rivelata un affare. La vendita del 100% della banda larga avrebbe garantito complessivamente plusvalenze per 2,4 miliardi, quasi tutte per i privati: al vecchio padrone A2A, e quindi in proporzione modesta al Comune, al quale sarebbero arrivati solo 400 milioni. Oggi Enel offrirebbe per Metroweb ben 814 milioni, il 250% in più della cifra cui la giunta Moratti l’ha ceduta nel 2006 al fondo inglese Stirling Capital.
PD E RADICALI ALL’ATTACCO: «BEFFA PER I MILANESI»
«Se venisse confermata l’offerta di Enel per Metroweb al doppio del prezzo a cui il Comune ai tempi della destra l’ha svenduta ai privati, sarebbe certificata l’ennesima beffa per i milanesi. Una storia iniziata male proprio ai tempi di Parisi direttore generale e Albertini sindaco», ha attaccato oggi il deputato Dem Emanuele Fiano. «Togliere risorse ai cittadini milanesi per far guadagnare i privati. È questa la filosofia del cambiamento?», ha chiesto. Marco Cappato, candidato a sindaco per i Radicali che al secondo turno sostiene Sala, attacca: «La vicenda Metroweb-Fastweb è un esempio di quella commistione tra affari pubblici e privati nella quale l’interesse generale fa sempre le spese a beneficio di interessi particolari. Il ruolo di Parisi, da Direttore generale del Comune di Milano a Amministratore delegato dell’azienda che era stata beneficiaria della privatizzazione di Metroweb proprio quando era Direttore generale, è un caso da manuale di “revolving doors”, le porte girevoli tra incarichi pubblici e incarichi privati ottenuti in forza di quelli
PARISI: «MOSSE PER GETTARE DISCREDITO SU DI ME»
Il diretto interessato ha minimizzato parlando di «mosse» per «gettare discredito» sulla sua persona. L’operazione Metroweb, ha affermato oggi Parisi, «ha portato molto soldi alle casse dello Stato, ha portato più di 500 milioni per il Comune, ha portato la più grande rete di fibra ottica che c’è in Europa tutt’ora». «Con 10 mila persone che hanno lavorato. Tutto questo ha portato un grandissimo valore sia sul Comune, sia alla città di Milano, sia al sociale». Sala, invece, ha preferito non commentare. «Non voglio commentare su Metroweb, non è il caso: avrei potuto farlo tempo addietro, ora non è il caso, stiamo su Milano. Parisi vedo che invece ha più che mai voglia di parlare di Expo e instillare dubbi sul bilancio. Io invito i cittadini semplicemente a guardare i conti, sono tutti pubblicati sul sito. Devo dire che Parisi su Expo è stato obiettivamente un po’ strano. Poco elegante».
( ANSA / MOURAD BALTI TOUATI)