Olindo Romano e Rosa Bazzi, i sette reperti per la possibile riapertura del processo sulla strage di Erba
07/04/2017 di Redazione
Olindo Romano e Rosa Bazzi non sono colpevoli della strage di Erba? La Corte di cassazione ha aperto un possibile, e per ora minimo, dubbio sui tre gradi di giudizio che hanno portato alla condanna dei due coniugi comaschi per l’uccisione di quattro persone: Raffaella Castagna, la madre del piccolo Youssef Marzouk, bambino di soli 2 anni anche egli ucciso, la madre di Raffaella Castagna Paola Galli, la vicina di casa Valeria Cherubini. Alla strage di Erba sopravvive invece Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, colpito come le altre vittime con diverse coltellate al collo, ma che è riuscito a non morire dissanguato grazie a una malformazione della carotide. Mario Frigerio è il testimone decisivo per la condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi: il vicino di casa li accusa di aver ucciso la famiglia di Raffaella Castagna, con cui avevano avuto in passato diverse liti condominiali, sfociate anche in un contenzioso legale. La testimonianza di Mario Frigerio non è l’unica prova contro Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il marito inizialmente aveva confessato il delitto, così come successivamente fece la moglie, dopo l’arresto per la scoperta di una traccia di Dna di una delle vittime sulla loro automobile. Le intercettazioni ambientali avevano evidenziato allusioni molto esplicite alla strage, così come le ferite trovate sui loro corpi dopo gli omicidi, e la mancanza di un alibi. Olindo Romano e Rosa Bazzi si professano innocenti sin dall’inizio del processo, e ora, per la prima volta, possono sperare di veder riconosciuta parte della loro tesi. La Corte di Cassazione ha infatti bocciato la decisione dei gradi di giudizio inferiore di non far esaminare sette reperti sulla strage di Erba finora non esaminati. La Corte d’Assise d’Appello deciderà se e come valutarli. I sette reperti che potrebbero dimostrare che Olindo e Rosa non sono i colpevoli della strage di Erba sono i capelli trovati addosso al piccolo Youssef, un mazzo di chiavi trovato sulla scena del delitto, un accendino, i giubbotti delle vittime, un cellulare mai analizzato di Raffaella Castagna (la madre di Youssef, ndr), un’impronta di scarpa trovata su un cuscino. La difesa spera che dagli accertamenti scientifici si possano ottenere risultati che possano motivare la richiesta di una revisione del processo.
Foto copertina: ARCHIVIO / ANSA / PAL