Lo stupratore scarcerato perché denunciato con tre mesi di ritardo
03/12/2017 di Redazione
Se la denuncia di uno stupro viene presentata in ritardo la violenza sessuale può restare impunita. Può trasformarsi in una semplice molestia. Lo stupratore può essere condannato solo per un reato meno grave. È quanto emerge dalla vicenda di una dottoressa che lo scorso settembre ha deciso di denunciare uno stupro subito a dicembre 2016 nella guardia medica di Bari. Il presunto violentatore, un 51enne originario della provincia di Caserta, residente da anni ad Acquaviva delle Fonti, arrestato il 13 novembre scorso, è stato scarcerato e ha ottenuto i domiciliari per il solo reato di stalking perché la vittima ha raccontato troppo tardi, nove mesi dopo, la terribile esperienza vissuta.
Bari, stupratore scarcerato perché denunciato in ritardo
Come spiegato dai giudici, e ripreso oggi dal Quotidiano Nazionale in un articolo a firma di Nino Femiani, il reato è improcedibile perché la querela deve essere presentata entro sei mesi. Se la violenza sessuale viene denunciata anche un solo giorno dopo quel termine, la vittima paga a causa della sua vergogna e lo stupratore non paga per la sua sopraffazione. È una situazione che aggiunge ancora sconforto al dolore già patito. Nella richiesta di custodia cautelare la procura di Bari aveva messo nero su bianco che l’uomo aveva esercitato verso la professionista «un’opera di lenta e crescente persecuzione, arrivando a maturare una vera e propria ossessione nei suoi confronti». La dottoressa era stata addirittura costretta a cambiare tre volte il domicilio del lavoro, per far perdere le sue tracce e rendersi irraggiungibile. Aveva denunciato l’uomo per la presunta violenza e per stalking, raccontando di aver subito atti persecutori, messaggi, telefonate e persino minacce di morte. Ora ci si chiede se c’è una via d’uscita dalla situazione paradossale venutasi a creare. Un pm di Bari valuta se può essere impugnato il procedimento di scarcerazione. I giudici del Riesame in ogni caso sostengono che il fatto commesso non può essere estinto, «perché la mancanza di una condizione di procedibilità non attiene al profilo sostanziale del reato… lasciando integra l’antigiuridicità della condotta». Per ora l’aggressore resta ai domiciliari con il braccialetto elettronico.
(Foto: una simulazione di un’aggressione a una donna. Credit: ANSA / ALESSANDRO DI MEO)