Teana (Pz), i furbetti delle elezioni: i candidati si presentano per ottenere 30 giorni di aspettativa retribuita
14/06/2017 di Gianmichele Laino
A Teana, piccolo centro di 642 abitanti in provincia di Potenza, sono rimasti stupiti quando hanno appreso di una terza lista – Obiettivo Comune – in lizza per le elezioni comunali 2017. Lo stupore è stato doppio quando hanno scoperto che nessuno dei candidati aveva legami con il paese. I rappresentanti della squadra hanno fatto solo una toccata e fuga a inizio campagna elettorale: hanno presentato il programma e poi sono spariti. Nessun comizio, nessuna iniziativa pubblica.
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Le urne, poi, hanno emesso un verdetto impietoso: la lista Obiettivo Comune non è riuscita a raccogliere nemmeno un voto. Le elezioni sono state vinte dal candidato Vincenzo Fiorenza che ha battuto di un soffio lo sfidante Vincenzo Lo Vaglio. E allora cos’è successo a Teana?
LA DENUNCIA MORALE SU FURBETTI ELEZIONI A TEANA
Dopo tre giorni dalla fine della tornata elettorale, è arrivata la denuncia di Donato Ramunno, ex consigliere provinciale e attuale dirigente nazionale di Fratelli d’Italia. Su Facebook ha svelato l’arcano: «Sapete perché è successo? Perchè gli appartenenti alle forze dell’ordine candidati, hanno il diritto ad ottenere 30 giorni di aspettativa retribuita. Hanno studiato come farsi un mese di vacanza a spese nostre. Spero almeno che vengano a passarlo in Basilicata e meglio ancora se a TEANA. Solidarietà alla comuità di Teana, utilizzata per questo ignobile scopo».
In effetti, ai sensi dell’articolo 81 comma 2 della legge 1° aprile 1981 n. 121 (per intenderci quella sulla riforma della Polizia), la legge ammette un periodo di aspettativa per campagna elettorale per i rappresentanti delle forze dell’ordine interessate dall’ufficio dell’elettorato passivo. Nulla di illegale e tutto perfettamente legittimo, dunque. Ma il risultato disastroso delle elezioni di Teana per la lista Obiettivo Comune pone quantomeno un dubbio di carattere etico.
Se le motivazioni di questa scelta fossero confermate, tra l’altro, ci si troverebbe di fronte a una sorta di «candidature seriali» realizzate con lo stesso scopo. Sia nel 2015, sia nel 2016 una lista chiamata Obiettivo Comune (soltanto alcuni nomi degli esponenti coincidono, ma potrebbe anche trattarsi di casi di omonimia) si è presentata alle elezioni di due centri in provincia di Benevento (Ginestra degli Schiavoni e Castelfranco in Miscano) ottenendo, allo stesso modo, zero voti.
I comuni citati sono sempre al di sotto dei mille abitanti e, per questo motivo, le liste non hanno avuto bisogno nemmeno di una raccolta firme per presentare la propria candidatura. La scarsa conoscenza del territorio (i candidati provengono tutti da fuori regione) non è stata affatto d’ostacolo.
La scelta della lista Obiettivo Comune può anche essere in linea con la legge, ma ha degli elementi che fanno a pugni con un momento dall’alta valenza democratica come le elezioni. Il dubbio morale è: se non si ha intenzione di essere eletti perché ci si candida? Vale la pena influenzare in qualche modo la competizione e gettare in confusione l’elettorato per ottenere in cambio un periodo di 30 giorni di vacanza?
(FOTO da profilo Facebook di Donato Ramunno)