Terremoto Centro Italia, per i sindaci ci sono «200mila case lesionate dal sisma»
02/11/2016 di Redazione
Nelle zone colpite ancora dalle violente scosse di terremoto è tempo di fare un bilancio dei danni. Il quadro sarà più chiaro quando saranno disponibili tutti i dati delle schede Aedes, che indicano il livello dei danni, pronto intervento e agibilità degli edifici nell’emergenza post-sismica. Ma è chiaro fin da ora che le case colpite stavolta sono molte di più di quelle danneggiate con il terremoto dell’Aquila.
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TERREMOTO CENTRO ITALIA, 200MILA CASE DANNEGGIATE
Per i sindaci quelle lesionate sono circa 200mila, più di ogni altra emergenza. Scrive l’inviato di Repubblica Giuliano Foschini:
Ottantamila domande di sopralluoghi a immobili danneggiati già arrivati. Almeno altre centomila attese nelle prossime ore. “Ci aspettiamo duecentomila domande. Sono quattro volte più che all’Aquila, più di ogni altra emergenza”, dice il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Oltre al terremoto la gente del centro Italia ha ora un altro grande nemico: la burocrazia. Per rientrare nelle proprie case, per sapere cosa e quando potranno metterle in sicurezza, gli abitanti dei centri colpiti dal sisma rischiano infatti di dover aspettare “mesi, non certo settimane”. “E a forza di aspettare, mi è crollata la città” denuncia il sindaco di Amandola, Adolfo Mariangeli a nome di tutti i suoi colleghi che ieri hanno incontrato il commissario Vasco Errani e Decaro per chiedere aiuto.
Il lavoro dei tecnici, a quanto pare, è ora doppio rispetto a quello necessario prima delle scosse degli ultimi giorni. Scrive ancora Foschini:
Fatte le ordinanze di urgenza di evacuazione o comunque di inagibilità delle casa, i sindaci devono decidere come comportarsi con gli immobili: se possono, cioè, fare rientrare i cittadini. O se invece devono essere effettuati lavori di messi in sicurezza. Serve dunque il parere dei tecnici. Al 21 ottobre la Protezione civile diceva di avere evaso 21mila richieste di sopralluogo sulle 77mila presentate a quella data. Ora il lavoro raddoppia.
(Foto di copertina da archivio ANSA)