Il calvario di Tiziana: così i suoi video sono finiti online

19/09/2016 di Redazione

E’ stato un vero e proprio calvario quello di Tiziana Cantone. Un calvario che ha fatto seguito a quell’imprudenza, quell’atto sconsiderato di condividere quel video con cinque uomini, cosa che ne ha determinato la divulgazione online. La scoperta del fatto che quel filmino fosse diventato di dominio pubblico fu scioccante per Tiziana

Scrive Marilù Musto sul Messaggero

«Una mia foto intima era arrivata sull’utenza telefonica di un amico del mio fidanzato Sergio, questo amico disse di averla ricevuta da un Pr di Napoli. Da quel momento ho iniziato a cercare i miei video in rete, uno era finito sul sito youporn.com con il titolo “Ragazza cornifica fidanzato a Napoli”, un altro su xhamaster come “Coppia di amanti” all’esterno un altro su p.net e lamoglieofferta.com. Navigando in internet ho notato la presenza sui siti pornografici di ben sei miei video. Quanto sta accadendo mi avvicina in maniera veloce a istinti di suicidio». La discesa verso la depressione era iniziata ad aprile del 2015. Tiziana Cantone, la ragazza suicida di 33 anni di Casalnuovo, aveva scoperto di essere diventata una sorta di diva del mondo del porno da un amico, ma contro la sua volontà. Lo aveva scritto nella sua denuncia presentata in Procura a Napoli.

La domanda che si pone la procura in questo momento è una sola: qualcuno ha guadagnato da quei filmati online?

(…) la consulenza punta a uno scopo: scoprire se c’è stato lucro, se l’immissione in rete delle immagini di Tiziana abbia avuto un ritorno economico per qualcuno. Tutto era iniziato con uno scambio di foto spinte e video con uomini conosciuti on line. Sulla giostra dei social, tra nickname e profili, Tiziana si era esposta. Aveva iniziato a inviare immagini in topless a mo’ di scherzo (…)

Quel che è certo è che la vita di Tiziana fosse ormai totalmente sconvolta…

«Nelle mie rare uscite per recarmi al medico o dall’avvocato – aveva precisato – ho subito aggressioni verbali che per poco non si sono trasformate in aggressioni fisiche, quindi per tutelare la mia persona sono costretta a rimanere chiusa in casa».

Share this article