Per i medici Totò Riina è malato, ma il Tribunale di Milano dice che è capace di intendere e volere
11/07/2017 di Redazione
Nuovi risvolti in merito alla vicenda giudiziaria di Totò Riina. Nelle scorse ore si è appreso che per i giudici milanesi il “capo dei capi” avrebbe piena capacità di intendere e di volere, nonché quella di stare in giudizio. Viene dunque respinta la richiesta della difesa di sospendere il processo nel quale l’ex numero uno di cosa nostra risulta imputato per minacce nei confronti del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano e, allo stesso tempo, l’istanza volta a valutarne la capacità processuale.
TOTO’ RIINA E IL SUO STATO DI SALUTE: LA RICHIESTA DEI LEGALI
Riavvolgendo il nastro, lo scorso 27 giugno i giudici della sesta sezione, presieduta da Martorelli, avevano accolto un’istanza dei due avvocati di Salvatore Riina, stabilendo che il Tribunale di Milano avrebbe dovuto “con la massima sollecitudine” documentare la situazione di salute del boss attraverso una breve relazione sanitaria, specificando in maniera inequivocabile la capacità dell’imputato di stare in giudizio. Questo è quanto si coglie dalla relazione dell’ospedale di Parma depositata nel processo, in virtù del fatto che il criminale si trova presso la struttura sanitaria in regime detentivo. I legali Luca Cianferoni e Mirko Perlino hanno immediatamente presentato la richiesta e, nel giro di pochi giorni, è stato redatto un ragguaglio sottoscritto dal primario del reparto Michele Riva. Secondo il personale medico, la «cardiopatia» di cui soffre Totò Riina lo «espone costantemente» al «rischio di una morte improvvisa».
TOTO’ RIINA E IL SUO STATO DI SALUTE: LA RISPOSTA DEL TRIBUNALE DI MILANO
I giudici del Tribunale di Milano, preso atto della relazione, hanno respinto la richiesta degli avvocati in merito alla sospensione del processo, sottolineando che Riina ha piena capacità di intendere e di volere e quella di stare in giudizio. Bocciata, al contempo, anche l’istanza di perizia volta a valutarne la capacità processuale. Il primario Michele Riva aveva descritto la situazione evidenziando anche il rischio di una morte improvvisa legata alla “fragilità del paziente”, anche se il Tribunale ha ritenuto di appellarsi al fatto che l’imputato risulta vigile e collaborante, da ciò che hanno scritto i medici.
(foto da ANSA)