Trombato e felice: i dolori (e i piaceri) del giovane Verdini

07/05/2010 di Lorenzo Arena

La signora sostenne di aver chiamato subito il direttore per discutere con lui la questione del finanziamento e poco dopo furono erogati 10 milioni alla sua amica. Tuttavia al momento in cui la signora sosteneva essersi svolta la vicenda, Verdini si trovava, secondo diversi testimoni, al funerale dell’ex-presidente della banca. Secondo i legali della vittima la sua presenza al funerale non era incompatibile con il reato visto che il corteo funebre era partito a pochi metri dalla banca. Il giudice fu di parere diverso e nel 2002 Verdini venne assolto dalle accuse. L’avvocato di allora era lo stesso Marco Rocchi di oggi. Nel frattempo era però avvenuti almeno due incontri decisivi. Il primo quando durante la campagna elettorale per le regionali del 2000 Berlusconi sbarca a Livorno e riceve i complimenti pubblici del leader di Forza Italia. Il secondo nell’agosto dello stesso anno, quando Berlusconi è a Firenze per il funerale della madre del suo portavoce, Paolo Bonaiuti. Nella sua passeggiata trionfale per il centro di Firenze si fece accompagnare proprio da Verdini che ricevette la garanzia che al successivo appuntamento elettorale non sarebbe rimasto a piedi.

IL MACELLAIO – In parlamento ci arriva infatti nel 2001. Questa volta è il candidato scelto per la sfida nel collegio fiorentino. Ovviamente viene sconfitto di nuovo dal suo avversario diretto che è Vannino Chiti, ex presidente della regione Toscana, ma viene eletto nella quota proporzionale dove è terzo in lista dopo Paolo Bonaiuti e Roberto Tortoli. Un volta in Parlamento Verdini si fa notare solo quando nel 2002 viene beccato da Casini a votare per un altro deputato e buttato fuori dalla Camera. Il lavoro di Verdini è infatti un lavoro oscuro. Un lavoro da macellai. È cosi che si riferisce a lui Berlusconi quando lo sceglie per guidare il partito insieme a Bondi e a La Russa. “Serve un macellaio come lui”. E Denis non si tira indietro: “Sono un tagliatore di teste”. Oggi la testa che potrebbe rotolare è la sua. E accusa Fini di essere il boia. “Ci manca solo che Fini metta qui, al centro del cortile di Montecitorio, una ghigliottina e ogni giorno mozziamo la testa a qualcuno”. Ma la sua testa non l’avranno. Giura l’ex tagliatore di teste.

QUATTRINI=VERDINI – A Campi e dintorni però la preoccupazione più grossa non è tanto quella per una eventuale condanna del concittadino Denis Verdini. Molti sono preoccupati per il rischio fallimento del Credito Cooperativo Fiorentino. Per questo se in pochi si interessano delle sue dimissioni dalle cariche di partito sono molti di più quelli che cominciano a chiedersi se non sia un bene per tutti che si dimettesse almeno dalla presidenza della banca, dove gli ispettori aumentano di giorno in giorno. Al contrario dei versamenti e dell’apertura di nuovi conti. E se entrate in un bar o in una Casa del Popolo di Campi Bisenzio potete ascoltare chi ricorda di come la famiglia Verdini non avesse un soldo e di come lui ne abbia fatti tanti in poco tempo diventando commercialista e usando l’intelligenza che tutti gli riconoscono per mettere a punto affari poco chiari. Diverse, si dice, sono le aziende che si affidano al suo studio e falliscono. Non fallisce però Verdini, anzi. La sua fama divenne tale che ancora si narra di quella volta che davanti al Comune venne appeso uno striscione con su scritto “Se vuoi i quattrini vota Verdini”.

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