Unioni Civili, maggioranza possibile (solo) alla Camera: tutti i numeri
15/01/2016 di Donato De Sena
Maggioranza possibile alla Camera (sperando nel sostegno compatto di M5S e Sel). Ma molto improbabile al Senato (dove ogni speranza è resa vana dal veto di Area Popolare e di una ventina di Democratici). È questo la diretta conseguenza delle divisioni sulle unioni civili interne al Pd emerse nei giorni in cui in Parlamento si prepara a discutere il ddl Cirinnà.
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UNIONI CIVILI, I NUMERI ALLA CAMERA
Le difficoltà del partito di Renzi e della coalizione di centrosinistra diventano più chiare se si osserva la composizione dei gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama. Alla Camera il Pd non dovrebbe avere partitolari problemi perché vanta esattamente 300 deputati, solo 16 in meno della soglia di maggioranza assoluta (316 seggi su complessivi 630). I dissidenti che hanno firmato un documento che respinge la legge Cirinnà sono 37 potrebbero essere rimpiazzati dai 91 rappresentanti del Movimento 5 Stelle e dai 31 di Sel-Sinistra Italia (due partiti che si sono addirittura subito schierati, ad inizio legilsatua, in favore del matrimonio omosuauale. un sostegno prezioso ai Democratici potrebbe arrivare da Centro Democratico (13 seggi), Scelta Civica (23) e minoranze linguistiche (6).
UNIONI CIVILI, I NUMERI AL SENATO
Situazione opposta – dicevamo – a Palazzo Madama. Al Senato (dove i seggi, compresi i 6 senatori a vita, sono 321) l’asticella della maggioranza assoluta a quota 161. Ebbene, se è vero che ci sono una ventina di senatori Dem sul piede di guerra raggiungere la tranquillità numerica diventa quasi impossibile. Area Popolare, il gruppo di maggioranza nato dalla fusione di Ncd e Udc conta 31 senatori. Il Pd ha invece 112 seggi (che scenderebbero a circa 90). E da quota 90 non basterebbero per risalire la china né il sostegno dei 5 Stelle (ora solo 35 senatori) né quello di Sel (7). Ovviamente sarebbero ininfluenti anche eventuali dissidenti di Forza Italia (che di seggi ne ha solo 41). Lo spiega bene anche Il Messaggero, in un articolo a firma di Nino Bertoloni Meli:
Al Senato, dove il testo andrà discusso e votato a fine mese, la situazione è precipitata: non ci sta Ncd («se rimane così, non lo votiamo», Alfano dixit), non ci stanno i centristi, verdiniani o meno, e non ci stanno una ventina di senatori dem già sul piede di guerra. Conclusione: la maggioranza non c’è più. Solo un soccorso grigio-azzurro di forzisti e grillini potrebbe far uscire dall’angolo il Pd, ma non se ne vedono le premesse e neanche le conseguenze, a che pro berluscones e grillinos dovrebbero offrire stampelle all’odiato premier? Sicché tra i renziani fedeli, che restano la stragrande maggioranza, e ai piani alti di palazzo Chigi si va diffondendo l’idea che questa volta le mediazioni sono difficili assai, che la partita si può giocare non necessariamente portando palla. Insomma, si può anche mettere nel conto di perdere. Sarebbe la prima, vera sconfitta di Renzi leader del Pd, ma una vittoria di Renzi premier “illuminato”, come a dire: io, Matteo, ho tentato di far passare una legge civile che il Paese attende e altrove in Europa già esiste, finanche nella cattolicissima Irlanda, ma il Parlamento non ha voluto né il Pd si è prodigato a cercare mediazioni tali da inficiare la legge stessa.
(Foto di copertina: ANSA / GIUSEPPE LAMI)