Perché novembre è il momento migliore per vaccinarsi contro l’influenza
13/11/2017 di Redazione
«Novembre è il mese ideale per vaccinarsi contro l’influenza e restare protetti per tutta la stagione». Parola di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano, che all’Adnkronos Salute spiega: «Complici gli sbalzi delle temperature, l’influenza nella Penisola si fa ancora attendere: abbiamo circa 120-130 mila casi a settimana di virus parainfluenzali, soprattutto respiratori e gastrointestinali. Ci vorranno almeno due settimane di freddo per la ‘vera influenza’, che quest’anno dovrebbe mettere a letto circa 5 milioni di italiani, più 8-10 mln colpiti dai virus parainfluenzali».
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Insomma, ci sarà poco da scherzare. «Qualche dubbio è sorto sulla base della stagione influenzale australiana: i casi potrebbero essere anche leggermente superiori. Ma a fare la differenza saranno le temperature – prevede l’esperto – se l’inverno sarà freddo avremo più influenza, se invece ci saranno molti sbalzi a farla da padrone saranno i virus ‘cugini’». Secondo Pregliasco, «queste comunque sono le settimane ideali per vaccinarsi: invito gli italiani a informarsi perché la campagna vaccinale è ormai partita, anche se è declinata in modalità diverse a livello territoriale».
VACCINO ANTINFLUENZALE: CHI PUO’ AVERLO GRATIS
«La vaccinazione – ricorda – è offerta gratuitamente agli ‘over 65’ e ai soggetti fragili, cioè con malattie croniche come Bpco, diabete e patologie cardiovascolari. E la buona notizia è che l’anno scorso la tendenza è stata in lieve risalita: si è immunizzato circa il 50% degli anziani, anche se ancora pochi rispetto al 75% indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità”. Ogni anno l’influenza cambia, e di conseguenza si modifica anche la composizione dei vaccini. “Quello influenzale è un virus trasformista – dice Pregliasco – una instabilità nella replicazione che rappresenta un vantaggio per il microrganismo, guidato dal meccanismo del caso e della necessità».
VACCINO ANTINFLUENZALE: I MOTIVI PER CUI CAMBIA OGNI ANNO
In che modo cambiano i virus dell’influenza? «Attraverso due meccanismi: la deriva antigenica (antigenic drift), ovvero – spiega Pregliasco – una graduale modifica della sequenza degli aminoacidi che compongono le proteine in grado di stimolare una risposta immunitaria. Un fenomeno che riguarda sia i virus A, sia i B (ma negli A è più marcato e frequente) ed è responsabile delle epidemie stagionali. Infatti, le nuove varianti così si ‘mascherano’ e diventano irriconoscibili agli anticorpi nella maggior parte delle popolazione, tanto da rendere un certo numero di persone suscettibili al nuovo». Lo spostamento antigenico (antigenic shift), «riguarda solo i virus influenzali di tipo A e consiste nella comparsa nell’uomo di un nuovo ceppo virale con una proteina di superficie appartenente a un sottotipo diverso da quelli comunemente circolanti nella popolazione».
COME VIENE DECISO IL VACCINO ANTINFLUENZALE
Gli shift sono dovuti a riassortimenti tra virus umani e animali, come nel caso dell’influenza ‘suina’, oppure alla trasmissione diretta di virus non-umani all’uomo. In questi casi, dunque, la fonte dei nuovi sottotipi sono sempre virus animali. «Poiché la popolazione non ha mai incontrato prima questi antigeni – ricorda Pregliasco – in alcune circostanze questi cambiamenti possono provocare una infezione invasiva su scala mondiale: la temuta pandemia». Come si stabilisce la composizione del vaccino? «In due riunioni l’anno a febbraio e settembre, a Ginevra, mirate proprio a stabilire la composizione vaccinale per ogni emisfero, sulla base dei risultati dei tamponi fatti ai pazienti».
VACCINO ANTINFLUENZALE: L’IMPORTANZA DI VACCINARSI
«Per la stagione 2017-2018 la composizione vaccinale è: A/Michigan/45/2015 (H1N1) – nuova variante; A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2) – presente anche nel vaccino 2016/2017; B/Brisbane/60/2008 (lineaggio B/Victoria) – presente anche nel vaccino 2016/2017. L’incognita – continua il virologo – resta sempre la quota di casi da virus B: negli ultimi anni è stato difficile fare previsioni su quale delle due ‘famiglie’ (Victoria o Yamagata) prevale». Un errore di previsione rischia di ridurre l’efficacia protettiva della vaccinazione. «La disponibilità di vaccini quadrivalenti rende ora l’ombrello protettivo più ampio: sappiamo che il virus influenzale non è un solista – dice Pregliasco – ma agisce in gruppo. Proprio la difficoltà di previsione legata ai virus B ha portato a sviluppare i vaccini quadrivalenti, resi disponibili al momento da due ditte, che ‘ampliano’ la protezione contro l’influenza, una malattia dai pesanti costi sociali e sanitari». La raccomandazione del virologo è dunque quella di «approfittare della campagna vaccinale. Ed è davvero importante – conclude – che lo facciano anche gli operatori sanitari».
(in copertina foto Un medico mostra un flacone del vaccino contro l’influenza A nel centro vaccini ASL RM E di via Plinio a Roma. ANSA / ALESSANDRO DI MEO/)