Veneto Banca, l’ex ad Consoli arrestato. Tra i clienti di riguardo anche Verdini e «vip» del mattone
03/08/2016 di Redazione
Più che una banca, sembrava gestita come un feudo. Così ricostruisce il Corriere della Sera sul caso Veneto Banca, dopo l’arresto di Vincenzo Consoli, l’ex amministratore delegato finito ai domiciliari in un’operazione della Guardia di Finanza. Era stato in grado di ritagliarsi un ruolo «di assoluto predominio» rispetto al resto del board, «accentrando il potere direttivo» nelle proprie mani.
VENETO BANCA E IL RUOLO DI CONSOLI
Sul caso della banca scrivono sul quotidiano diretto da Fontana Sacchettoni e Sarzanini:
Già compromessa nel 2013, due anni prima dell’immissione sul mercato di una nuova tranche di azioni dal valore drogato: fra le patologie diagnosticate dagli ispettori di Bankitalia spiccano – assieme all’«inefficacia dell’azione di controllo del collegio sindacale» – le carenze nelle procedure di concessione del credito «caratterizzato da elevata rischiosità nonché da eccessiva concentrazione dei finanziamenti in un unico settore quello edile/immobiliare».
Tradotto, scrive il quotidiano, i prestiti venivano concessi agli amici. E tra questi c’erano soprattutto costruttori e immobiliaristi. E le verifiche? Poche, senza approfondimenti.
VERDINI, GALAN E I VIP DEL MATTONE TRA I CLIENTI “DI RIGUARDO” DELLA BANCA
Tra i clienti “di riguardo” della banca, spiega il Corriere della Sera, c’erano anche politici di peso e “vip” di riguardo. Compreso Denis Verdini, l’ex sodale di Silvio Berlusconi passato alla corte di Renzi e ora tra i leader dei comitati centristi del sì al referendum costituzionale. Ma non solo:
Sono proprio i funzionari di Bankitalia a segnalare che tra i clienti «incagliati» c’è la «Pia Acqua Marcia» di Francesco Caltagirone Bellavista che, coinvolto nel crac della società titolare del porto turistico di Fiumicino, sarà arrestato a marzo 2013. Il suo gruppo, esposto con Veneto Banca per 50 milioni di euro, non ha però subito declassamenti: invece di inserirlo nell’elenco degli indesiderati il vertice dell’Istituto lo ha lasciato galleggiare fra i clienti affidabili.
È la «strategia dell’opacità»: per evitare che emerga la realtà sulle maggiori perdite rispetto a quelle contabilizzate, i vertici trascurano anche di aggiornare il loro elenco dei clienti inaffidabili.
Accade anche con l’immobiliarista Vittorio Casale e la sua «Operae srl» arrestato per il crac della «Hotel Dolomiti srl» titolare del famosissimo albergo Cortina D’Ampezzo esposto per ben 78 milioni di euro con l’istituto. Gli ispettori rilevano anche «il frequente rilascio di linee di credito» a mogli e figli dei consiglieri di amministrazione «talvolta in violazione del testo unico delle banche».
Così al figlio di Luigi Terzoli viene concessa un’apertura di credito pari a un milione e 600mila euro. In realtà la lista dei beneficati è molto più ampia: Giuseppe Stefanel, Gianfranco Zoppas, Marco De Benedetti e Gianpiero Samorì ma anche Giancarlo Galan.
Secondo il gip non c’è discontinuità tra passato e presente:
Non c’è spazio per formulare un giudizio di discontinuità: «Anche la recente, mutata composizione del cda non consente di ritenere esclusi i ravvisati profili di rischiosità, soprattutto in ragione del sopravvenuto ingresso nell’organo deliberativo di alcune persone che risultano rappresentativi di due realtà associative hanno saldato gli interessi di svariati azionisti come Giovanni Schiavon e Matteo Cavalcante rispettivamente a capo di “Azionisti Veneto Banca” e “per Veneto Banca”», conclude il Corsera