Brasile: il rapporto sulla tortura durante i 20 anni di dittatura. Roussef si commuove

17/12/2014 di Mazzetta

 

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ERA LA POLITICA DELLO STATO – Il rapporto afferma che:  «Sotto le dittature militari, la repressione e l’eliminazione dell’opposizione politica diventò la politica dello stato, concepita e messa in atto in seguito a decisioni del presidente della repubblica e dei ministri militari» e per questo la Commissione «quindi respinge assolutamente la spiegazione offerta fino a oggi, secondo la quale le gravi violazioni dei diritti umani costituirono pochi atti isolati o eccessi derivanti dallo zelo di pochi soldati». Tra le violazioni sottolineate dal documento, spiccano la pratica sistematica delle detenzioni arbitrarie e della tortura, così come delle esecuzioni stragiudiziali, delle sparizioni dei vivi e l’occultamento dei cadaveri delle vittime. Il rapporto conferma 191 uccisioni e 210 sparizioni per mano delle autorità militari, più 33 «desaparecidos» dei quali in seguito si sono ritrovati i resti.

PER I VIVI E PER I MORTI – A Roussef che presentava il rapporto, la folla presenta ha tributato una standing ovation dopo che si è commossa al punto da dover brevemente interrompere il discorso per ricacciare le lacrime mentre diceva che «il Brasile merita la verità. Le nuove generazioni meritano la verità. E più di tutto, quelli che meritano la verità sono quanti hanno perso dei familiari, amici, compagni e continuano a soffrire come se ciascuno morisse ancora ogni giorno. Noi, che crediamo nella verità, speriamo che questo rapporto contribuisca a fare in modo che i fantasmi di un passato triste e spaventoso, possano finalmente trovare riposo nel silenzio».

QUELLI CHE NON SONO D’ACCORO – Le conclusioni della Commissione non hanno trovato d’accordo il Superior Tribunal Militar (STM), che ha divulgato una nota nella quale sostiene che non è vero che la magistratura militare sia stata strumento della dittatura e che anzi fu l’unica ad opporvisi. Una posizione che non ha grandi riscontri, ma il Tribunale Militare Superiore dice anche di non essere d’accordo con la raccomandazione di eliminare la sua giurisdizione sui civili, una «anomalia sopravvissuta alla dittatura militare» secondo la Commissione, che per i giudici militari non solo non è tale, ma sarebbe addirittura una garanzia per i civili sottoposti a giudizio nelle corti militari.

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