#ViajoSola: “Ieri mi hanno uccisa”. Il post contro il femminicidio che conquista la Rete
12/03/2016 di Boris Sollazzo
Maria Coni e Marina Menegazzo. Le avremmo dimenticate presto, come tante altre donne uccise da uomini incapaci di capirle e rispettarle. Ma un’altra donna ha dato loro dignità, con un post su Facebook di straordinaria potenza. Condiviso su Facebook già 730.000 volte, capace di viaggiare per tutto il mondo. Lei è Guadalupe Acosta, studentessa di Scienze delle Comunicazioni ad Asunciòn, in Paraguay. E’ una giovane donna libera, che vuole conquistare il mondo. Che non accetta il paternalismo e e tanto meno la violenza sulle donne.
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Rifiuta le logiche di chi, in uno stupro come in un femminicidio, trova il modo di stigmatizzare il comportamento della vittima, se di genere femminile. E lei, che viaggia molto, ha sofferto molto la morte di Maria e Marina. Due ragazze come lei, due sorrisi come il suo. Indipendenti e curiose del mondo, sono state uccise da due uomini che le hanno ospitate, per poi ucciderle. E ora trova che muoiano una seconda volta, con i commenti sui social. Che spesso dicono una cosa sola “se la sono cercata, viaggiavano sole”. Ma viaggiare è un diritto. Per una donna come per un uomo. E Guadalupe ha deciso di dircelo raccontando il calvario di Maria e Marina. In prima persona. In maniera emozionante e potente. Così:
“Ieri mi hanno uccisa”. E ancora. “Non mi sono fatta toccare e mi hanno sfondato il cranio. “Mi hanno accoltellato, lasciandomi morire dissanguata. Mi hanno avvolto in un sacco nero, sigillato con il nastro adesivo e il mio corpo è stato abbandonato sulla spiaggia, dove sono stata ritrovata dopo qualche ora“. E poi “Peggio della morte, è venuta l’umiliazione”. Quella delle domande che troppe donne si sentono ripetere quando aggredite. “Come eri vestita?”. “Perché stavi da sola?”. “Perché giravi in quel quartiere pericoloso? Cosa ti aspettavi?”. Quelle domande che tutti si facevano quando hanno trovato “il mio corpo”. Nessuno “si chiedeva dove fosse il figlio di puttana che ha ucciso i miei sogni, le mie speranze, la mia vita. No, tutti pensavano solo a queste domande inutili”. O le accuse ai genitori “per non avermi tarpato le ali”. Guadalupe le sente come sorelle, Maria e Marina. E non smette. L’amara verità: “Se al nostro posto ci fossero stati dei ragazzi sarebbero state spese solo parole di cordoglio. Ma essendo una donna sono stata condannata perché non sono rimasta a casa”. Finisce con una promessa, Guadalupe, dicendo causticamente “un giorno non ci saranno abbastanza sacchi neri per metterci tutte a tacere”. E con queste parole, lei, ha dato voce a tutte. Non solo a quella 21enne e a quelle 22enne che hanno creduto a due ragazzi, a Montanita, che hanno loro offerto aiuto, essendo rimaste senza soldi. E che poi hanno confessato il loro delitto infame. No, l’hanno data a tante giovani donne indipendenti, che non rinunciano a vivere. E così mentre su Facebook il post salta di bacheca in bacheca, su Twitter l’hashtag #ViajoSola è top trend. Perché la verità e la voglia di cambiare il mondo, quelle no, non puoi ucciderle e denigrarle.