Per i rom le nozze tra minori sono una tradizione
15/11/2010 di Teresa Scherillo
Il 26 ottobre la Polizia ha fatto irruzione in un campo nomadi di Coltano ed ha arrestato 5 persone con l’accusa di tratta e abusi nei confronti di una ragazzina originaria del Kosovo, che sarebbe stata condotta in Italia per essere data in sposa a un suo coetaneo.
“Noi come nomadi, da 2000 anni sposiamo i nostri figli da giovani, a partire dai 14 anni fino ai 18“. Lo dichiarano in una nota, diffusa dall’associazione Africa Insieme, i rom del campo nomadi di Coltano (Pisa) dove il 26 ottobre la Polizia ha fatto irruzione ed ha arrestato 5 persone con l’accusa di tratta e violenza sessuale nei confronti di una minorenne originaria del Kosovo, che sarebbe stata condotta in Italia per essere data in sposa a un suo coetaneo, anch’egli residente nel campo di Coltano.
TRADIZIONE DI MATRIMONIO – “Non siamo gente che prende le ragazze con la forza – continua la nota – perché vogliamo che i ragazzi si vogliano bene e vogliamo rimanere in buoni rapporti con l’altra famiglia.Quando una ragazza si sposa, la madre della ragazza sceglie una donna di sua fiducia, spesso la moglie del sacerdote musulmano, che deve rimanere accanto alla futura sposa, per stare con lei, prepararla al matrimonio, rassicurarla e assisterla, e anche testimoniare della sua verginita’ per i suoi genitori“. “Questa – conclude la nota – è la nostra tradizione di matrimonio: è una tradizione di cui tutti i rom sono consapevoli, e che ogni persona rom accetta liberamente e chiediamo all’Italia di avere coscienza che le nostre usanze non sono solo nostre“.
LA STORIA – Ma ricostruiamo la vicenda, scrive Pisanotizie, che la storia ricostruita dalle forze dell’ordine è una di quelle dell’orrore e inizia a essere nota alle forse dell’ordine nell’agosto di quest’anno, quando dal Kossovo, il paese da cui proviene la quindicenne, i genitori contattano telefonicamente la Questura di Pisa, grazie a un interprete visto che non parlano l’italiano, e chiedono aiuto per rintracciare la figlia, che si trova segregata in un campo della zona pisana, sottoposta a ripetute violenze.
Sulla base di questa denuncia e di ulteriori indagini, gli inquirenti ricostruiscono la vicenda. La famiglia della ragazza vive in condizioni economiche di forte disagio e la quindicenne viene prescelta come sposa per il primogenito dai parenti di un ragazzo anche lui quindicenne, gli stessi che diventeranno poi i suoi sequestratori. La famiglia kosovara viene convinta a dare in sposa la giovane con la promessa di un futuro migliore in Italia, ma i genitori acconsentono a patto che la cosa accada quando la ragazza diventerà maggiorenne. Ma questo non viene accettato, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, “dal clan che vive a Coltano” e a maggio del 2010, con un raggiro, gli stessi convincono i genitori a lasciare andare la ragazza con loro, per acquistare il vestito del futuro matrimonio. Riescono così a strapparla da casa e a portarla in Italia. “Attraverso la Serbia e la Bosnia – scrive la Questura di Pisa – fino alle nostre frontiere. La ragazza viene seminarcotizzata, camuffate e le viene dato un passaporto con false generalità”. Arrivati nelle vicinanze di Pisa, la ragazza viene vestita con l’abito nuziale e fatta entrare nel campo di Coltano dove si celebra il matrimonio. ” Da qui – raccontano le forze dell’ordine – inizia il vero e proprio calvario della giovane. Sin dalla prima notte è sottoposta a violenze fisiche, sessuali e psicologiche, privata della possibilità di muoversi e di contattare i genitori, picchiata, umiliata, ridotta alla stregua di una schiava dalla famiglia degli arrestati”.
LA LIBERAZIONE – Ma la ragazza, riferiscono gli inquirenti, riesce a contattare telefonicamente tramite un cellulare la famiglia e a raccontare lo stato in cui è costretta a vivere. Da qui poi la telefonata alla Questura di Pisa, che, dopo alcune verifiche, e l’identificazione della quindicenne entra nel campo e porta via la ragazza, che viene condotta in una casa protetta fuori dalla Regione. Dopo aver avuto le rassicurazioni che non avrebbe mai più visto i suoi sequestratori, la giovane ha raccontato la sua storia, sulla base della quale, e in seguito ad ulteriori accertamenti, sono state arrestate cinque persone: la nonna, il padre, la madre dello sposo, e due suoi zii. Il ragazzo è stato, invece, denunciato al Tribunale dei Minori di Firenze.
CAPIRE LA CULTURA ROM – Ma non tutti accettano la versione della Polizia della ragazzina sequestrata e segregata. Padre Agostino Martir, che vive nel campo nomadi di Coltano, ha reagito così: “Conosco bene quella ragazzina e l’ho sempre vista serena qui al campo. In queste vicende bisogna essere sempre molto cauti e occorrerebbe valutare bene le versioni dei fatti, comprese quelle degli arrestati. Ma spesso, quando ci sono di mezzo i rom, questo non succede. Anzi, si parla subito di riduzione in schiavitù. Lei è sempre stata serena qui al campo e non mi risulta che fosse ‘prigioniera’, poteva muoversi liberamente e per le nozze abbiamo fatto anche una grande festa“. Don Rota Martir nega che la ragazzina “abbia mai subito violenze fisiche” come affermano gli investigatori e ipotizza che “possa in qualche modo essere stata indotta a rendere determinate testimonianze proprio dagli inquirenti. Bisogna capire la cultura rom prima di arrivare a conclusioni affrettate“.