La vita nascosta degli arabi gay

29/12/2010 di Andrea Mollica

L’ISLAM NON ACCETTA? – Per comprendere a fondo i motivi dell’astio verso la comunità LGBT presente nel mondo arabo è obbligatorio ascoltare il centro di queste società, ovvero le moschee e le comunità che attorno ad esse si raccolgono. L’Imam Mohammed Hubasch è direttore del centro degli studi islamici di Damasco e deputato nel parlamento siriano. Una delle figure guida tra i religiosi islamici della Siria, e secondo molti osservatori esprime una visione piuttosto liberale della fede musulmana.  “L’Islam non vieta le nuove idee”, inizia Hubasch, “perché l’interpretazione del Corano e il rinnovamento sono pilastri della società musulmana. Ci sono più vie per raggiungere Dio, e il pensiero conservatore non ci aiuta “, sottolinea l’Imam di Damasco. Ma alle domande su quale sia questo rinnovamento, Hubasch risponde con poco, indicando gli altoparlanti per il minareto, oppure le Tv al plasma per trasmettere la predica. Per quanto riguarda il sesso, e più specificamente rapporti omosessuali, l’atteggiamento è molto più rigido, tanto che perfino la definizione di gay sfugge inizialmente all’Imam. “Non esiste una libertà senza limiti. L’omosessualità e la fede musulmana però non sono conciliabili. Chi è gay, deve essere aiutato per farsi correggere. Chi crede in un Dio deve seguire le sue regole, e queste sono rigide per quanto riguardo il sesso”, rimarca Hubasch. Nel libro sacro del Corano però l’omosessualità viene solo definita come innaturale, ed un’esplicita condanna di essa non si trova, tanto che nel testo non esiste alcun passaggio su una sua punizione. “E’ questa terribile società, non il Corano”, esclama la Sorella, protagonista indiscussa di un bar per incontri gay di Damasco, il nuovo Hammamm. Posizionato alla fine di una stradina stretta, con una fontana nel cortile interno e la foto del presidente siriano alle pareti, l’Hammamm è diventato il luogo principale per chi vuole vivere la propria omosessualità a Damasco senza costrizioni.

BEIRUT CAPITALE GAY – A Damasco gli incontri tra i gay avvengono per lo più in modo nascosto, a differenza della capitale del Libano Beirut. Città simbolo degli scontri tra le varie comunità religiose che hanno dilaniato il Paese che confina con la Siria, Beirut è una sorta di mecca per gli omosessuali del Medio Oriente, dato che è l’unica grande città dove non si viene perseguitati se si esplicitano le proprie preferenze sessuali. “C’è bisogno di grande sicurezza in sé stessi per dichiararsi gay anche qui”, dichiara Rabih Maher, collaboratore di Helem, l’unica organizzazione LGBT attiva in Medio Oriente. Incastonata nel quartiere di Hamra, dove sono ancora visibili i segni della guerra civile degli anni ottanta, accanto alla sede di Helem si trovano bar e locali per omosessuali che non sono nascosti al pubblico, un’eccezione in tutta la regione. “ Solo qui la nostra organizzazione potrebbe esistere” sottolinea Maher, che evidenzia  il problema principale per chi è gay. “Famiglia, famiglia, famiglia. Anch’io ho dovuto combattere con i miei genitori, e l’unico modo per non subire pressioni e costrizioni e poter vivere liberamente la propria vita è rendersi indipendenti il prima possibile e uscire di casa appena si può”.  Lo stesso collaborato di Helem confessa come per anni non abbia parlato con i suoi familiari, e solo da poco tempo hanno accettato la sua omosessualità.

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