Voci anonime da Bruxelles, Matteo Renzi punta i piedi: «Dovranno parlare con me»
19/01/2016 di Tommaso Caldarelli
Voci anonime da Bruxelles che criticano il governo italiano? Matteo Renzi “non ha tempo da perdere”, dice ai collaboratori il presidente del Consiglio dei Ministri, i dossier importanti sono molti a partire dalla sfida, durissima, sull’Ilva e sulla bad bank per le sofferenze bancarie. Le polemiche degli uffici della capitale europea, dice il premier, lo interessano fino a un certo punto: “L’Italia”, spiega, fa sul serio.
VOCI ANONIME DA BRUXELLES CONTRO L’ITALIA, MATTEO RENZI PUNTA I PIEDI: «PARLINO CON ME»
Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera racconta i sommovimenti.
Matteo Renzi preferisce non replicare ufficialmente alle fonti anonime di Bruxelles che chiamano nuovamente in causa l’Italia. Quell’uscita la considera una sorta di provocazione a cui non rispondere. «La nostra linea è chiara e non cambia», spiega ai collaboratori. E poi precisa: «Se a fronte dei guai internazionali, qualcuno pensa di attaccare l’Italia significa che hanno capito che questa volta facciamo sul serio». Sempre con i collaboratori, il premier fa il punto della situazione: «Abbiamo pagato care le timidezze dei governi passati, su banche, fiscal compact, aiuti di Stato, e adesso che l’Italia è il Paese più stabile d’Europa dobbiamo toglierci di dosso il provincialismo e far sentire la nostra forza. È una partita troppo importante per il futuro dell’Italia, ma anche dell’Europa stessa». Quindi avanti, tutta. «Io — spiega ancora Renzi ai collaboratori — non replico ad anonimi, mi occupo dei dossier importanti». Che si chiamano anche «bad bank» e Ilva: due temi che ieri il premier ha affrontato a Palazzo Chigi, insieme al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, con i vertici della Cassa depositi e prestiti. Piuttosto che replicare Renzi preferisce dimostrare che l’Italia parla con «una sola voce». Di qui l’asse Gentiloni-Mogherini di ieri. Un modo per far vedere che «l’Italia fa blocco». Anche se in questi giorni in realtà le critiche all’Alto rappresentante, smentite un po’ da tutti, ci sono state. Quel che non è andato giù al premier è stato l’atteggiamento di Mogherini, che non sembrava intenzionata a «difendere gli interessi dell’Italia». Ma non è su questo che ieri il premier si è soffermato. E nemmeno sulle osservazioni che il capo di Gabinetto di Juncker, Martin Selmayr, braccio destro del presidente della Commissione, ha fatto filtrare sotto forma di «fonti anonime di Bruxelles».
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Renzi ha spiegato ai suoi la strategia: «Pretendo il rispetto delle regole da parte di tutti, non si possono usare due pesi e due misure», ha precisato, riferendosi al trattamento riservato alla Germania. E ha aggiunto: «Noi non ci faremo tagliare fuori dai processi decisionali. Chi ci vorrebbe deboli sulla scena internazionale, cominci a rassegnarsi». Del resto, innestare la retromarcia non avrebbe senso perché i punti da chiarire con la Commissione Ue e con la Germania sono ancora tutti lì. A cominciare dalla questione dei 280 milioni che l’Italia dovrebbe dare alla Turchia per i migranti. Il presidente del Consiglio vuole che vengano considerati fuori dal patto di Stabilità e chiede su questo un impegno formale prima di versarli. È convinto di avere le sue ragioni su questo fronte: «Prima — ha spiegato ai collaboratori — sui migranti l’Italia è stata lasciata sola, la Ue si è mossa solo dopo, quando il fenomeno è diventato un affare di tutti». Ma Renzi tiene anche a ribadire di non aver nessun «problema personale» né con Juncker, né con la Merkel. Più banalmente, siccome «un interlocutore c’è, e sono io in quanto capo del governo italiano, intendo far capire bene che gestirò direttamente la mediazione con l’Europa». Cosa che intende fare già il 29 gennaio con Angela Merkel. Senza nessuna arroganza, ma anche senza «complessi di inferiorità». E proprio in vista di quel l’incontro l’ambasciatrice tedesca in Italia, Susanne Marianne Wasum-Rainer, intervistata da Radio Radicale, dopo essersi detta certa che Merkel e Renzi troveranno una soluzione, ha dichiarato: «La Germania ha bisogno dell’Italia e ne riconosce e apprezza gli sforzi volti a migliorare l’Europa e ad ammodernare il proprio Paese».