Bob Dylan risponde: «Il Nobel mi ha lasciato senza parole»
29/10/2016 di Alessandro De Simone
Prima di tutto, è necessario contestualizzare questa notizia su Bob Dylan. Così.
No, veramente, non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi e io sto buttato in un angolo, no? Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate: “Michele vieni di là con noi, dai”, e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo. Eh no, sì. Ciao, arrivederci. Buonasera.
Ecco, il buon Michele Apicella, alter ego di Nanni Moretti, in una delle scene più famose di Ecce Bombo, rende al meglio l’idea di come Bob Dylan stia prendendo la notizia di avere vinto il premio Nobel per la letteratura.
Dopo due settimane di silenzio, con tanto di risentite dichiarazioni da parte di un membro dell’Accademia di Svezia che ha definito il cantautore americano “arrogante” per il suo atteggiamento, ecco arrivare finalmente le prime dichiarazioni ufficiali di Bob Dylan.
“Sono onorato di questo riconoscimento che mi ha lasciato senza parole. Presenzierò senz’altro alla cerimonia di premiazione. Se mi sarà possibile.”
Ecco, è quel “se mi sarà possibile” che misura la grandezza di quest’uomo. Quando ricevette l’Oscar per la migliore canzone per il film “Wonder Boys”, lo fece da molto lontano. Dall’Australia, per l’esattezza, dove era in tour. Fu organizzato un collegamento via satellite, il vecchio Bob non spiccicò parola, semplicemente guardò la platea e mezzo mondo con quello sguardo tra il perplesso e il “francamente non me ne frega niente” che lo ha accompagnato per tutta la sua vita.
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E d’altronde non potrebbe essere altrimenti, perché lui “non è lì”, ma solo dove ha sempre avuto voglia di stare. Ma importa davvero? No, probabilmente no. Quello che importa è ciò che Bob Dylan ha regalato al mondo, la sua musica, la sua poesia e, anche se in percentuale infinitesimale se stesso.
Chissà se il prossimo 10 dicembre busserà alle porte dell’Accademia di Svezia per ritirare il suo Nobel. Oppure se avrà un mezzo appuntamento con gli amici al bar.