Prima e dopo le elezioni USA i post di Facebook scritti in Russia hanno raggiunto 126 milioni di utenti

Davanti a questi dati è davvero difficile pensare che, in qualche modo, la Russia non abbia avuto un ruolo nell’influenzare i cittadini americani durante le elezioni presidenziali USA che hanno segnato il trionfo di Donald Trump. Nell’ambito dell’indagine che il procuratore speciale Robert Mueller sta portando avanti sul cosiddetto Russiagate, si è scoperto che – prima e dopo lo scorso 8 novembre, data delle elezioni americane – i post di Facebook partiti dalla Russia hanno raggiunto più di 126 milioni di cittadini statunitensi.

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FACEBOOK RUSSIA, ANCHE GOOGLE E TWITTER SVELANO I NUMERI DEI TROLL

A questi dati, si aggiungono quelli raccolti da Google e da Twitter: il motore di ricerca avrebbe dichiarato la presenza di più di mille video su YouTube realizzati da troll russi, mentre il social network di Jack Dorsey avrebbe eliminato più di 2700 account con base in Russia. Gli 80mila post di Facebook, i video e gli account Twitter pubblicavano contenuti dal forte impatto politico, estremamente divisivi, che avrebbero portato gli elettori a favorire Trump nella sua corsa alla Casa Bianca a discapito di Hillary Clinton.

FACEBOOK RUSSIA, CHE RUOLO PUÒ AVERE NEL RUSSIAGATE

Il tutto avviene a poca distanza dal fermo dell’FBI ai danni di due persone fortemente legate alla campagna elettorale di The Donald. Paul Manafort e Rick Gates si sono consegnati al Bureau ma, per il momento, i fatti contestati non sarebbero legati alle vicende politiche di Trump: si tratta piuttosto di affari legati alla situazione interna all’Ucraina, messi in piedi tra il 2008 e il 2017. Più delicata, invece, è la posizione di George Papadopoulos, un volontario collaboratore della campagna del futuro presidente, che avrebbe deciso di cooperare con l’FBI dopo aver ammesso di aver mentito sui contatti con rappresentanti russi nel corso della campagna elettorale.

Una vera e propria patata bollente, insomma, che potrebbe innescare un effetto domino tale da arrivare fino alla porta dello Studio Ovale. Intanto, però, dal Cremlino si affrettano a smentire qualsiasi circostanza: il ministro degli Esteri di Mosca Sergey Lavrov ha bollato come «fantasie» le presunte interferenze russe con le elezioni statunitensi e con quelle di alcuni Paesi europei. L’America sta a guardare.

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