Sandro Veronesi “C’è anche la Rete in Terre Rare”. “E dico no ad Amazon”
16/10/2014 di Boris Sollazzo
Sandro Veronesi ha deciso di tornare a raccontare Pietro Paladini, il protagonista di Caos Calmo. Catapultandolo in una realtà, quella attuale, che in un giorno, in 24 ore, gli presenta il conto. Abbandonato da figlia e socio, con la Guardia di Finanza in ufficio, in un giorno catastrofico, il caos diventa frenetico e agitato. Questo è Terre Rare (ed. Bompiani, pagg. 407, € 19,00). E forse, dopo 400 pagine e spiccioli, questa volta troverà davvero se stesso. Pietro è cambiato, ma anche Sandro. A nove anni di distanza, per esempio, è diventato una twitstar tra più attive. E il suo libro lo presenta in un’iniziativa solo per il web. Ed è in una stanza attigua a quella che ospita la prima conferenza stampa letteraria 2.0 che si ricordi, a Casa Argentina, a Via Veneto, a Roma, che lo incontriamo. Poco prima che lui affronti il “popolo della Rete”.
Caos Calmo era l’anticipazione di un disorientamento collettivo. Terre Rare invece sembra lo specchio di un Occidente devastato, frammentato, in crisi totale. In un sol uomo. E’ così?
Non solo è così, era proprio uno degli intenti di questo libro. Ed è forse la principale ragione per cui è tornato Paladini, per dimostrarci come si è accelerato questo pericolo di smarrimento. Hemingway diceva “come sei andato in rovina? Prima poco alla volta, poi tutto insieme”. Il poco alla volta di un decennio fa era Pietro davanti a quella scuola, in un’immobilità che poi non era affatto tale, ora è il momento del tutto insieme, di una fuga che è un ritrovarsi, forse. Un prendere quella palla della citazione di Dylan Thomas che lui confutava, sbagliando, alla fine di Caos Calmo. Una paraculata, la sua, che qui paga. Per prendere finalmente quella palla pensava di aver preso, mentendosi e mentendoci.
L’inquietudine di cui è pervaso Terre Rare è il simbolo di una tua visione pessimistica di questo mondo?
No. Ho cinque figli e inevitabilmente mi comunica ottimismo la loro presenza. Ma me lo comunica anche questa gioventù che sta capendo il pericolo che abbiamo davanti, in cui siamo dentro. Non sono impelagati in una palude, come noi, loro non stanno solo sui social, reagiscono. In piazza ci vanno, magari dopo aver scritto uno status. Non so se sapranno imporre un cambiamento, ma sono sicuro che sapranno riusciranno in ciò che noi non siamo stati capaci di fare.
Cosa cambia tra questa generazione e le precedenti?
La minaccia. L’ultima generazione di rottura fu quella del ’68, che si pose in conflitto con i propri genitori, che uscivano da una guerra mondiale. Uno scontro potente e inevitabile. Poi, da lì, la trasmissione tra padri e figli è stata molto più lineare. Fino ad ora. Noi ci rendiamo conto che qui tutti loro ci stanno minacciando di andarsene? Capiamo la portata di questa volontà diffusa, collettiva, di abbandonare un paese che li ha traditi? E vogliono farlo per lavorare e studiare, non per paura dei rapimenti come facevano i ricchi ai tempi miei. Questa è una pistola puntata sul nostro futuro, perché loro il futuro se lo vogliono prendere comunque. Qui o da un’altra parte. E noi, se non ci muoveremo, assisteremo a tutto questo su Skype.
E’ cambiato anche lei. Ora usa twitter, è una star della Rete. Com’è cambiato il suo modo di esprimersi con i social? Perché un incontro dedicato solo al web?
Certo che sono cambiato, il social vuol dire esporsi, poter essere in mezzo a loro nonostante io non vada più in piazza o esca la sera andando nei locali che frequentano. E poi è affascinante questo modo di comunicare facendo altro, il multitasking ha una potenza e una potenzialità straordinarie. E studi il mondo così. Lo capisci meglio. Uso Twitter, perché su Facebook mi sembrerebbe di spiare i miei figlioli. Non rinuncio, però, alla mia identità: uso la punteggiatura, ad esempio, magari sacrificando un per a favore di una x, perché essendo uno scrittore ci tengo che la lingua rimanga ricca. Ci si può incontrare su questa piattaforma, portando ognuno qualcosa. E arricchendola. Arricchendosi.
E’ arrivato anche Amazon con questa modernità.
E non ne sono felice. Dovrei: con questo stato di cose io ricevo il 15% a copia, con Amazon il 25%. Il punto, però, è il restante 75%, che fa fallire librai ed editori, che potrebbe distruggere il nostro mondo, di cui loro si appropriano inopinatamente. Anche per questo non ho fatto un ebook di Terre Rare, devo ancora capire cosa significa diffondere un’opera letteraria in questo modo. E non datemi dell’anancronistico, il primo a regalare un libro su iTunes sono stato io, gli U2 mi hanno copiato!
Tornando ad Amazon, sono felice che in Italia non sia così forte. E per quanto riguarda la battaglia mondiale in atto contro questo colosso, conto sul fatto che l’agente dei più grandi scrittori, Wylie, uno squalo vero, sia dalla nostra parte. Il vero bastardo, per una volta, è dalla parte giusta. E siccome è miliardario, ce la metterà tutta per non perdere tutto. Quindi tocca affidarci a lui.