1993: quando la serialità che parla italiano funziona
25/05/2017 di Redazione
Ieri sera Sky Atlantic ha visto il debutto di “1993”, una serie che segue le vicende di Leonardo Notte e altri 4 personaggi nell’ anno successivo allo scoppio di “Mani pulite” che è stato raccontato nella precedente serie “1992”.
Avendo visto “1992,” posso dire che questi primi episodi di “1993” sono stati per certi versi migliori della già ottima stagione 1. I personaggi e le loro storie si intrecciano e legano in modo così potente e forte da farti a volte credere che non stai guardando una serie italiana ma un prodotto estero, inglese o addirittura americano. Merito sia di Stefano Accorsi che degli altri comprimari che scopriremo meglio nel corso di queste recensioni, che hanno fatto funzionare perfettamente i loro personaggi, dando loro cuore e anima aiutati da una sceneggiatura davvero ben scritta.
La vicenda è strettamente legata a fatti reali della cronaca dell’epoca, letti e visti da un punto di vista inedito dato dalla presenza dei personaggi di fantasia della serie, come lo stesso Notte o l’onorevole leghista Bosco che si insinuano nelle pieghe della storia senza in alcun modo stravolgerla o ridimensionarla. Sono uomini di quei tempi, estremizzati forse per creare un miglior pathos drammatico, ma non risultano ne di troppo ne anacronistici ma soprattutto sono credibili.
Leonardo Notte è un arrivista ambizioso e spudorato e lo sappiamo. In questa veste lo seguiamo osservare da un punto di vista privilegiato, la decisione di Berlusconi di scendere in campo in politica e tutto parte dalla notte delle monetine a Craxi nell’hotel Raphael. Notte: “Perchè non esce dal retro?” Berlusconi: “Notte…che c**o dice? Un vero uomo esce a testa alta dalla porta principale.” In questo breve scambio di battute capiamo chi è davvero Leonardo, un uomo incapace di di comprendere determinate scelte fatte per orgoglio e per onore, preferendo la porta sul retro e il sottrarsi alle sue responsabilità se può. Ma di contro capiamo che non è un totale pezzo di m**da e lo dimostra il fatto che decide di stare con Arianna (Laura Chiatti) la donna di Rocco Venturi e con suo figlio, un modo per lavarsi la coscienza dopo quanto accaduto nella prima stagione.
Ho un’ammirazione incredibile per il personaggio del leghista Bosco. Trovo la caratterizzazione di Guido Caprino perfetta per dare anima a un personaggio solo all’apparenza semplice e quasi primitivo nelle sue reazioni, ma che invece è capace di macchinazioni astute per arrivare al suo obiettivo che non è altro che Veronica Castello. Lui è ossessionato dalla bellissima soubrette e per avere anche solo l’illusione di averla vicina di sentirla ancora sua, paga delle prostitute facendogli indossare una parrucca per somigliarle o incontra e fa sesso con la sorella di Veronica. Poi in lui scatta qualcosa durante la trasmissione “Mezzanotte e dintorni” nella quale appare Veronica che stravolgendo la realtà dei fatti, lo accusa di averla maltrattata e fatto perdere il bambino. Bosco è dunque un uomo diretto ma allo stesso tempo sa come giungere al punto anche prendendo scorciatoie e scendendo a compromessi e lo fa in modi completamente diversi rispetto a Leonardo, eppure entrambi aspirano a qualcosa di superiore che gli dia una ragione per andare avanti per uscire dalla massa per essere davvero completamente realizzati.
Veronica Castello in questo “1993” inizia come show girl affermata, ma in fondo resta sempre malinconica e triste dentro. Si tira su con la cocaina per dare un ritratto di se al pubblico brillante e felice, ma è devastata interiormente. Miriam Leone la interpreta in modo davvero convincente perché riesce a mixare perfettamente il personaggio pubblico e privato anche con un semplice sguardo o con poche parole. Lo notiamo nella festa del suo compleanno quando è quasi obbligata al sorriso e alla felicità mentre dentro di lei vive già la paura di diventare vecchia senza aver concluso nulla nella vita se non essere una prima ballerina finché l’età non inizierà a farsi sentire e lei si vede riflessa nella collega Simona Merenda, ormai avanti con gli anni che cerca disperatamente di trovare una collocazione nello spietato mondo della TV.
Ma in un’epoca in cui la trasmissione culto è Non è la Rai, con le sue quindicenni urlanti, risulta chiaro che per Veronica Castello 27 anni anni cominciano a diventare un macigno insopportabile e vedremo in che modo verrà sviluppato questo tema e il suo rapporto quasi obbligato con Bosco.
Lo spazio è tiranno ma mi riprometto di parlarvi meglio sia di Luca Pastore che di Bibi Mainaghi nella prossima recensione di 1993 che seguiremo episodio per episodio.
Un saluto alle pagine amiche Series Generation e Serie Tv News e Stefano Accorsi FanPage .
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