Cataldo Calabretta a Talky: “È giusto trattare la cronaca nera in TV. L’importante è farlo bene”

Comunicazione e diritto per Cataldo Calabretta, che oggi, mercoledì 25 gennaio compie quarant’anni, costituiscono il binomio perfetto. E’ calabrese di Cirò Marina ed è avvocato e docente universitario di diritto dell’informazione presso l’Università Ecampus, si è laureato all’Università Cattolica di Milano e ha all’attivo più di dieci anni di attività di ricerca all’Università della Calabria dove ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Diritto Privato. Rappresenta un felice esempio di giovane e brillante calabrese protagonista di una costante ascesa fatta di traguardi raggiunti con tanto impegno. E’ un volto popolare ai telespettatori di Raiuno, in qualità di opinionista e consulente partecipa alle trasmissioni Vita in Diretta e a Storie Vere. È autore insieme a Vittoriana Abate del libro “Il ragionevole sospetto” (edito da Imprimatur). “Con questa disamina – riferisce Calabretta – abbiamo cercato di scavare nelle psicologie dei protagonisti di queste vicende, “indagando” come e perché quel fatto di sangue preso ad esame abbia rappresentato un tragico spartiacque nelle loro vite. Un libro che si addentra nelle zone d’ombra della più insospettabile realtà quotidiana. Insieme a Vittoriana Abate, giornalista e inviata di punta di Porta a Porta, ci siamo chiesti quali siano le analogie che legano alcuni delitti più efferati degli ultimi. Abbiamo posto l’accento sull’inquietante “normalità” degli assassini, dei loro complici, delle loro relazioni affettive, accorgendoci che la banalità omicida spinge a uccidere senza un apparente motivo: il movente labile, incomprensibile”.

Cataldo Calabretta
Cataldo Calabretta

Lo showman Fiorello ha polemizzato per la troppa cronaca nera in tv. Il suo appello ha suscitato una diatriba soprattutto in rete: cosa ne pensa?
Il diritto di cronaca consiste nel diritto a raccontare i fatti per come accadono, con ogni mezzo ritenuto idoneo. Questo diritto deriva direttamente dalla norma che tutela la libertà di espressione. Il diritto di cronaca si estende a chiunque, anche non iscritto all’albo dei giornalisti, voglia raccontare ad altri vicende avvenute che siano di pubblico interesse. L’interesse pubblico alla notizia è un diritto sacrosanto però è indispensabile raccontare la verità dei fatti con equilibrio e obiettività. Fiorello, che stimo tantissimo, non può lamentarsi della presenza di troppa cronaca nera in tv semmai dovrebbe, da professionista qual è, preoccuparsi di come si racconta e di come si rappresentano queste tragiche vicende. Questi fatti devono essere raccontati da professionisti preparati, non si deve “processare” in tv, per quanto mi riguarda prediligo il commento e l’analisi dei casi, delle inchieste giudiziarie e dei processi in corso. L’unico processo ad oggi esistente è quello che si svolge nelle aule dei tribunali.

Come si ricopre un ruolo così “delicato” in uno studio televisivo?

Non è affatto semplice però con la giusta attenzione si può fare corretta informazione con la quale non credo si possa influenzare negativamente il pubblico anzi se la cronaca giudiziaria è esercitata in maniera appropriata in alcuni casi si possono addirittura favorire le indagini. Non mancano gli episodi in cui le inchieste giornalistiche sono state di grande aiuto agli inquirenti.

Calabretta con Roberta Morise ed Elisabetta Gregoraci
Calabretta con Roberta Morise ed Elisabetta Gregoraci

Quanto influisce l’accanimento mediatico sullo svolgimento di un processo?
Può influire tantissimo. Sempre più spesso succede che attraverso uno stravolgimento dell’informazione si deforma il principio della “presunzione di non colpevolezza” e spesso nascono delle vere e proprie gogne, fondate su una presunzione di colpevolezza. Per fortuna in televisione ci sono tante trasmissioni in cui si rispetta il diritto di cronaca e la dignità delle persone coinvolte. I telespettatori hanno tuttavia il diritto di essere informati e di conoscere i fatti attraverso racconti equilibrati.

Tv e Diritto per lei rappresentano il binomio perfetto.
Si, perché essendo anche giornalista mi rendo conto di avere una straordinaria opportunità. Durante la scorsa stagione televisiva ho curato uno spazio all’interno di Uno Mattina Caffè, una sorta di glossario giuridico. Spero di poter ripetere la stessa esperienza. L’intento è quello di spiegare ai telespettari, con poche parole, chiare ed esaustive, concetti legali, istituti giuridici, fasi dei procedimenti penali e civili e norme di cui si sente spesso parlare, ma di cui non si conosce l’esatto significato. Mi sento molto a mio agio nella trasmissione Storie Vere condotta da Eleonora Daniele, una perfetta padrona di casa che mi ha sempre dato consigli preziosi e che mi offre la possibilità di esprimere i miei pareri in assoluta libertà. Mi confronto costantemente con il suo team di autori e di giornalisti al fine di offrire ai telespettatori un’informazione scevra da contaminazioni negative. Ecco, ciò significa raccontare la verità dei fatti. Nell’esercizio della cronaca giudiziaria la collettività ha il diritto di conoscere i fatti che sono oggetto di una vicenda giudiziaria. Non ci si può sotterrare a questa esigenza. Il processo mediatico, tanto denigrato, nasce solamente quando il rapporto tra informazione e procedimento penale è distorto e squilibrato.

Siamo abituati a vedere opinionisti che urlano ed esagerano nel commento mentre il suo è un volto rassicurante, “familiare” che manifesta preparazione e garbo nel trattare argomenti molto spinosi.
E’ fondamentale prepararsi e conoscere le vicende giudiziarie per non commettere errori e non deludere il pubblico. Nessuno deve avere la presunzione di credere che un’opinione sia la verità assoluta. Partecipo ogni settimana anche a La Vita in diretta, la popolare trasmissione condotta da Cristina Parodi e da Marco Liorni, due professionisti eleganti e competenti che sanno perfettamente affrontare questi argomenti e con cui è costruttivo interagire.

Femminicidio, una piaga del nostro tempo. L’uomo uccide perché non ha più il possesso di quella “cosa” che riteneva sua, la donna.
Nel nostro Paese, molto probabilmente, quegli uomini che commettono atti deplorevoli nei confronti delle donne sono ancorati a quella cultura maschilista e patriarcale che individua la donna soggetta al potere maschile. La donna è percepita da questi uomini, che sono fragili e deboli, emotivamente come “oggetto” da possedere, di cui disporre e non gli è attribuita la possibilità di scegliere in autonomia quando e se separarsi da loro. Questi uomini non accettano l’abbandono, il rifiuto. E in loro si provoca una ferita narcisistica che difficilmente si rimargina. È stato indispensabile l’intervento normativo per avversare questa vera e propria emergenza sociale. Per contrastare questo fenomeno serviva una legge ad hoc ma ritengo che si debba fare di più. L’omicidio è l’ultimo atto.

In seguito alla vicenda di Tiziana Cantone si è parlato tanto di diritto all’oblio. Da esperto di Diritto dell’informazione ci spiega che cosa è? In che modo si svanisce dal mondo virtuale?
Il diritto all’oblio è una creazione giurisprudenziale, non è codificato in Italia ma è riconosciuto a livello europeo. Garantisce di essere dimenticato al protagonista di vicende non encomiabili quando la funzione informativa si è esaurita. Il diritto all’oblio è una particolare forma di garanzia sancita dalla Corte di Giustizia Europea che ha stabilito che gli utenti possono avere la possibilità di chiedere la cancellazione di link, dati, e materiali ritenuti “inadeguati o non più rilevanti”. Per procedere alla cancellazione è fondamentale fare un raffronto tra il possibile interesse pubblico di un dato materiale in opposizione al diritto alla privacy. Ecco che è facilmente intuibile che il diritto all’oblio riguarda casi e fatti generalmente legati al passato. In generale per poter essere rimossi i risultati visualizzati devono essere “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti oppure eccessivi”. La prassi ha consentito che l’interpretazione principale del diritto all’oblio riguardi dunque informazioni non più aggiornate perche senza una rilevanza corrente. Ecco che dovrebbe essere definito come il diritto ad avere “una seconda possibilità” nel mondo virtuale. Credo però che il nostro parlamento dovrebbe essere più attento a questi temi.

In veste di legale ha affiancato Elisabetta Gregoraci nella sua prima, importante, avventura cinematografica che avuto un grande successo: Mata Hari diretto da Rossana Patrizia Siclari.
Una grande responsabilità ma soprattutto tanta soddisfazione hanno caratterizzato questa esperienza. Questo film di Rossana Patrizia Siclari con la sceneggiatura di Gianna Volpi, ha avuto nel cast, accanto alla straordinaria Elisabetta, l’attore hollywoodiano John Savage ed è prodotta da Stemo Production e Melina Productions. Elisabetta si è impegnata molto, ha studiato ed ha ottenuto il giusto riconoscimento da parte della critica. Abbiamo anche vissuto insieme a tutto il team di lavoro una meravigliosa settimana al Festival del Cinema di Venezia dove abbiamo presentato il film. Rimarrà un ricordo indelebile.

Share this article