Chicago Justice 1×02 – 1×03 – Recensione: Peter Stone e la (s)comparsa di Antonio Dawson

Il secondo episodio di Chicago Justice è andato in onda, lo show non sembra ancora essere pronto a camminare con le proprie gambe e Dick Wolf decide di farlo accompagnare da Chicago PD anche questa volta. Ma la domanda resta: era necessario questo nuovo spinoff?

Era necessario cacciare Antonio Dawson dall’Intelligence? Era necessario portare via uno dei protagonisti di Chicago PD per dare vita a Chicago Justice? No, non lo era, soprattutto considerando che Antonio continua a rimanere nell’ombra e il suo sguardo è quello di un cane bastonato. Il desiderio di tornare accanto a Voight, Olinsky, di riprendere in mano quella pistola, il bisogno di lavorare accanto alla sua squadra è ciò a cui Antonio continua a pensare, come la consapevolezza di non essere più un poliziotto. Ed è lo stesso Antonio a dircelo.
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Kevin Atwater viene accusato di omicidio, e invece di cercare prove, di andare in fondo alla storia per capire cosa sia realmente accaduto, Stone e lo pseudo Boden/Voight decidono di mettere Kevin sul patibolo fino a fargli confessare un crimine che non ha commesso. Adesso ditemi dov’è la giustizia? In pratica se Antonio non avesse capito (sveglia Antonio) che un piccolo dettaglio non combaciava, adesso Kim sarebbe fuori dalla prigione di Stato aspettando di poter salutare il suo amico. Complimenti…
Ma parliamo un attimo di questa simpatica brunetta, Anna. Scusatemi tanto, ma solo a me sembra che sorrida sempre? La stessa espressione facciale qualsiasi cosa accada. Kevin Atwater accusato di omicidio, e lei sorride. Stone inizia ad avere dei ripensamenti (uniti al senso di colpa) e lei sorride. Antonio soffre per ciò che accade al suo ex collega, e lei sorride. Un’altra espressione non ce l’hai?
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E parliamo di Markolino bello, Rocky si vergognerebbe di te. Praticamente ha più importanza il parere di questo prete che avrei preso a sberle ogni secondo, che scoprire la verità. Ha dato Kevin Atwater in pasto all’opinione pubblica senza preoccuparsi minimamente di cosa fosse realmente accaduto. Non un’indagine, non una domanda, solo il bisogno di zittire quell’uomo e la sua comunità. E quest’uomo dovrebbe essere il nostro Hank o Wallace, o la Goodwin? No Dick, mi dispiace… Hai toppato.
E passiamo ad Antonio, dov’è il detective Antonio Dawson? Dov’è l’uomo a cui brillavano gli occhi per il lavoro che faceva? Mi dispiace ragazzi, ma questo Antonio, l’Antonio di Chicago Justice, non è nemmeno la metà di quello amato e conosciuto in Chicago PD. La sofferenza e Jon Seda, ops… scusate, di Antonio Dawson è palpabile. La si sente nelle sue parole, lo si vede nel suo sguardo. Facciamola finita con questa boiata e riportiamo Antonio al suo posto.
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Ma un momento, un attimo solo, in cui ho rivisto l’Antonio che ho sempre amato, è arrivato, ma abbiamo dovuto attendere la conclusione di questo episodio di Chicago Justice per vederlo. Antonio capisce (lo sapeva già) che Kevin non avrebbe mai potuto uccidere quel ragazzo, e così finalmente si sveglia, la verità viene a galla prima che Stone e quell’altro simpaticone spediscano in galera un innocente. Ripeto… questa sarebbe la giustizia?
E arriviamo all’unico personaggio che mi mantiene ancora legata a Chicago Justice, Stone. Nonostante non abbia amato per nulla il momento del processo, nonostante abbia odiato vedere Stone incolpare Kevin senza nemmeno essere sicuro di ciò che era accaduto, questo personaggio ha forza e carisma, e potrebbe portare Chicago Justice là dove sono Fire, PD e Med… Ho esagerato nel paragone?
Stone avrebbe voluto incriminare tutti coloro che avevano avuto contatti con la vittima, ma il gran giurì decide (giustamente) di puntare il dito solo contro un uomo innocente che stava facendo il suo lavoro, che ha preso uno spacciatore invece di girare la testa dall’altra parte e permettergli così di uccidere altri ragazzi. Avrei voluto vedere Stone combattere per la verità, e non arrendersi a ciò che gli veniva gentilmente sussurrato all’orecchio. Ma se c’è una cosa che ho capito, è che anche questo personaggio ha i suoi demoni.
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Un padre la cui presenza lo porta a mettere in discussione sé stesso, una lotta interiore per fare ciò che è giusto anche se il suo lavoro spesso lo porta a fare ciò che è sbagliato. Stone ha chiesto scusa, e ho adorato il suo sguardo e il modo di farlo. Ha commesso un errore, e a differenza di Markuccio che si è fatto bello davanti alle telecamere, si è preso le sue responsabilità. E adesso?
Peter Stone ha del potenziale, così come Chicago Justice, diamo tempo al tempo. Forse Dick ci stupirà, e se così non fosse? Antonio torna a casa, accanto a Voight, e siamo tutti più felici.

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